lunedì, Novembre 18, 2024

Dad: una classe di schermi

MONDO CM JUNIOR - Cosa porta e comporta una didattica a distanza. Ecco ciò che emerge dalle voci dei ragazzi e delle ragazze di un paese dell’entroterra marchigiano raccolti dagli studenti e dalle studentesse del corso di laurea in Scienze filosofiche, all’Università di Macerata, con la supervisione della professoressa Paola Nicolini

Dad a casa di Christian

La pandemia è stata per tutti noi una fase straordinaria, nessuno di noi se lo aspettava, né era preparato ad affrontarla e ancora oggi, dopo più di due anni facciamo fatica a capire cosa ci ha lasciato. Studenti e studentesse del ciclo di lezioni di Metodi e tecniche di analisi dello sviluppo umano del corso di laurea in Scienze filosofiche, all’Università di Macerata, con la supervisione della professoressa Paola Nicolini hanno intervistato alunni e alunne di una scuola dell’entroterra e raccontano, in questa rubrica “La pandemia vista dall’interno”. Le emozioni e gli stati d’animo raccolti con le interviste alla classe forniscono uno spaccato sui pensieri e i sentimenti di questa giovane generazione, alle prese con nuove sfide del dopo terremoto, nel bel mezzo della pandemia e di una guerra in corso
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di Sofia Quattrini*

La scuola negli ultimi anni si è dovuta adattare e modificare a causa della pandemia, tutti i ragazzi e le ragazze intervistati hanno assistito a classi virtuali e lezioni a distanza. Infatti, la didattica a distanza è ciò di cui tutti i ragazzi e le ragazze intervistati hanno parlato affrontando la tematica della scuola, mostrandone pro e contro.
Si tratta di una didattica a distanza solo fisica o anche umana? Quanto gli schermi hanno disumanizzato l’esperienza scolastica dei ragazzi e delle ragazze adolescenti?

Dalla propria cameretta all’aula
Il tragitto da casa a scuola, un’aula piena di banchi e un professore dietro la cattedra ad aspettare gli ultimi ritardatari è ciò a cui tutti i ragazzi e le ragazze hanno dovuto rinunciare. Ad un tratto la cameretta è divenuta aula e il computer l’unico mezzo per interagire con il professore e i compagni di classe.
I ragazzi e le ragazze hanno mostrato gli aspetti negativi e positivi della nuova forma di didattica, esprimendo opinioni contrastanti ma facilmente unificabili da un unico filo rosso: la volontà di trovare un lato positivo alle cose che accadono. «All’inizio tutti in Dad non capivamo niente, però ci siamo ambientati, comunque siamo riusciti ad andare avanti e superare tutto» racconta L.

Le difficoltà della didattica a distanza: tra problemi di connessione internet e difficoltà di attenzione

I ragazzi e le ragazze intervistati hanno espresso i loro stati d’animo durante la Dad; avere ogni giorno sempre la stessa routine, fare scuola virtualmente e occupare sempre gli stessi spazi della casa era monotono e noioso.
R. ad esempio ritiene di essersi sentito bloccato dietro lo schermo, in quanto non c’era possibilità di scambiare un sorriso o una parola durante la lezione (come spesso avviene, magari di nascosto, in aula). Non è quindi solo una distanza fisica quella che hanno vissuto, ma anche emotiva; riportano infatti, di essersi sentiti soli, distanti dagli altri. Online non si prova la stessa emozione di quando si sta in aula, in cui ti senti parte di un gruppo. N. racconta il suo punto di vista: «La classe ha anche lo scopo di tenere unito un gruppo di persone oltre che far studiare, imparare… cioè la classe serve ad unire un gruppo di persone e imparare a vivere, in un certo senso. Se invece si sta davanti ad uno schermo, non puoi relazionarti con nessun’altra persona che non sia il professore».

Il clima della lezione online appare quindi stressante e risulta difficile essere sempre concentrati, anche a causa delle costanti tentazioni che i ragazzi e le ragazze hanno attorno.
M. infatti dice che: «Quando stai in Dad hai la tentazione di fare qualcos’altro: magari chiudi la telecamera e ti metti a giocare ai videogiochi o stare con il telefono e non sentire la lezione… in classe invece devi stare a sentire per forza…».

Per non parlare del problema della connessione internet a cui tutti e tutte siamo andati incontro in questo periodo: la difficoltà generale di seguire la lezione senza interruzioni di linea era l’incognita presente ogni giorno durante una riunione o lezione online.
Non ci stupisce infatti che a queste condizioni anche il livello di apprendimento cala drasticamente a causa della difficoltà generale e in particolare delle difficoltà di comprensione dei contenuti. Come dice anche L.

«Creavamo una classe virtuale tramite Google Meet in cui i professori caricavano i materiali necessari, però spesso era molto difficile capire il contenuto della lezione a distanza; per esempio, la matematica, quella si fa alla lavagna, online era tutto più complicato».
Non è stato facile quindi per i ragazzi e le ragazze doversi adattare a una situazione in costante cambiamento ed evoluzione. Tuttavia, nonostante le difficoltà, non si sono tirati indietro e hanno colto anche ciò che di positivo tutto questo ha portato.

La Dad: non è solo un mostro da respingere

Non sono mancati, infatti, anche se in numero minore, i commenti positivi su qualche aspetto della Dad. Alcuni ragazzi e alcune ragazze hanno ottenuto in questo periodo ottimi risultati, meglio ancora che in presenza; ammettono però che questo sia avvenuto a causa della facilità con cui si poteva copiare durante le verifiche. Altri addirittura riportano che la Dad è stata come una vacanza, perché era tutto più semplice, si viveva la giornata con meno ansie e complicazioni.
C. ad esempio ritiene che per lui stare a casa è stato meglio in quanto ha avuto negli anni precedenti dei problemi con i ragazzi e le ragazze più grandi che lo prendevano in giro. Quindi, non dover rivivere quotidianamente quella situazione spiacevole è stato positivo.
In merito al saper cogliere ciò che di positivo c’è stato in questa situazione, ci raccontano che quest’esperienza ha saputo mostrare ad alcuni di loro l’importanza della scuola e dell’apprendimento:

«Prima ero distaccato dalla scuola, non studiavo tanto, adesso invece ho ripreso, anche perché secondo me è importante, e sto provando a riprendere lo studio… voglio sapere le cose, voglio essere informato».

B. ha spiegato che ad oggi, tornando in presenza, è migliorato anche l’apprendimento rispetto al pre-pandemia, grazie all’evoluzione degli strumenti tecnologici e alle conoscenze che anche i professori hanno acquisito in questo periodo.

«Preferisco la scuola adesso rispetto a prima, perché prima c’erano molti meno strumenti per fare scuola, e dopo la pandemia mi sono trovata meglio; i mezzi si sono ampliati (riassunti delle lezioni, materiali caricati online). Anche i professori non sono più degli uomini venuti dalle caverne, che non sanno come accendere un computer, perché prima c’era bisogno ogni volta di chiamare il tecnico».

Non si può sostituire l’emozione di stare in aula ma questi ragazzi e queste ragazze ci hanno dimostrato che tutto si può migliorare se preso con il giusto spirito.
Un ringraziamento va a loro che hanno dato voce a tutti gli adolescenti e le adolescenti e ci hanno regalato i loro racconti.

*Sofia Quattrini. Il lavoro è frutto della collaborazione tra l’autore del testo e il resto del gruppo degli studenti e studentesse formato da Riccardo Giachini, Matilde Palpacelli, Sofia Quattrini, Michaelis Taiwo e la supervisione di Paola Nicolini, all’interno del ciclo di lezioni di Metodi e tecniche di analisi dello sviluppo umano del corso di laurea in Scienze filosofiche, all’Università di Macerata.

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