di Riccardo Virgili, Jacopo Ciappelloni, Gabriele Micozzi*
Nella mattinata di venerdì, in occasione del Dantedì, giornata nazionale dedicata al sommo poeta Dante Alighieri, l’Istituto comprensivo “Dante Alighieri” di Macerata ha organizzato l’incontro con Simone Riccioni, attore e produttore del film “La Ballata dei Gusci Infranti”, attualmente in proiezione nelle sale cinematografiche.
La pellicola è ambientata sui Monti Sibillini e racconta quattro storie di uomini e donne segnati e sconvolti dal terremoto del 2016. All’incontro hanno partecipato tutte le classi terze della Secondaria di Primo Grado “Dante Alighieri” e Simone, solare e coinvolgente, ha interagito con gli studenti e le studentesse, rispondendo ampiamente e simpaticamente a tutte le domande.
Nel corso del piacevole dibattito l’artista marchigiano non solo ci ha parlato del film, raccontandoci aneddoti e particolari, ma ci ha svelato anche alcuni dettagli della sua vita privata, dettagli che ci hanno colpito molto e ci hanno permesso di capire che, in fondo, la sua adolescenza non è stata molto diversa da quella di molti di noi. L’attore, molto bello, affascinante e sicuro di sé, è stato infatti vittima di bullismo durante il periodo delle medie: i suoi coetanei maschi lo chiamavano “Mangia-banane”, “Jumbo-Dumbo”, perché è nato in Africa. Per fortuna le femminucce, le ragazze, colpite dalla sua bellezza sempre più evidente, hanno iniziato a manifestare interesse per lui. Questo interesse è stato proprio un’ ancora di salvezza che gli ha permesso di reagire positivamente e di non soccombere alla cattiveria di bulli vigliacchi. Simone ha dimostrato forza d’animo e coraggio anche in un’altra occasione: quando viveva a Milano ha iniziato a fare il modello e, ad un certo punto, per continuare a lavorare, avrebbe dovuto accettare richieste troppo audaci. Ci ha confessato di non aver accettato “certi compromessi”, perché per lui l’onestà, la serietà e la dignità valgono molto di più del denaro. Qualche studente, incuriosito da questo racconto, ha tentato di approfondire la questione “compromessi”: insomma voleva capire cosa intendesse Simone per “compromessi”.
L’attore, allora, divertito ha chiamato la professoressa Maria Paola Maggi e le ha sussurrato all’orecchio la spiegazione: la nostra docente, divertita a sua volta, ha esclamato “Ragazzi, non si può dire!”. Curiosità insoddisfatta, che peccato! Ma va bene anche così. Nella seconda parte dell’incontro il dialogo si è spostato sul film.
Riccioni, rispondendo sempre alla domanda di una studentessa, ci ha spiegato il motivo per il quale ha deciso di realizzare questa pellicola. L’idea del film è nata da un evento che ha segnato profondamente la vita dell’artista: la distruzione della casa dei suoi nonni proprio a causa del sisma di sei anni fa. Il titolo “La Ballata dei Gusci Infranti” è un evidente riferimento alla tragicità di quei momenti perché, come ha sottolineato Simone, “ballata non è solo un componimento poetico legato al canto e alla danza, ma è anche il riferimento al movimento ondulatorio causato dell’onda sismica. I gusci infranti rappresentano tutto ciò che viene distrutto: casa, lavoro, certezze e sicurezze”. Ilaria Riccitelli della III C ha allora alzato la mano “Il film potrebbe essere uno strumento per valorizzare il nostro territorio sconvolto dal terremoto?” “Certamente” ha risposto Simone, sottolineando il fatto che Ilaria avesse fatto un’ottima osservazione e aggiungendo che la resilienza, cioè la capacità di trovare nelle difficoltà la forza di reagire e rimboccarsi le maniche, è un altro tema messo in evidenza dagli autori del film. Il produttore ha poi rivelato: “Mi ha stupito la semplicità con cui abbiamo raccontato un fatto così drammatico, anche attraverso i dialoghi in dialetto”, caratteristica che ci ha fatto pensare alle opere veriste dello scrittore Giovanni Verga, il quale usava un linguaggio caratterizzato anche da espressioni popolari proprio per conferire una maggiore realtà e spontaneità al racconto. Non sono mancati ovviamente i riferimenti e gli omaggi a Dante Alighieri. Simone ci ha anticipato che in molte battute si citano terzine e versi danteschi: il famosissimo incipit del primo canto dell’Inferno, le celebri parole di Virgilio “non ragioniam di loro ma guarda e passa”, il momento in cui Dante incontra Beatrice “m’apparve una donna cinta di fronde d’ulivo posta su un candido velo, vestita di una veste del colore della fiamma viva sotto un manto verde”. È stato, per noi che abbiamo letto questi “passi” l’anno scorso, un momento molto emozionante. Inoltre il personaggio principale del film, il “mattarello del villaggio”, il filo che unisce le quattro storie, si chiama Jacopo come uno dei figli dell’autore della Divina Commedia. Infine abbiamo appreso che c’è una profonda corrispondenza tra le vicende dei protagonisti e il viaggio simbolico di Dante perché, ha così concluso il giovane produttore, “Il sentiero per il Paradiso inizia proprio dall’Inferno” e, nonostante la difficoltà dell’impresa, è possibile uscire fuori a “riveder le stelle”. Un bellissimo e profondo messaggio proprio in occasione del Dantedì. Ringraziamo Simone Riccioni per la sua disponibilità e per la sua lezione non solo cinematografica ma di vita.
*Riccardo Virgili, Jacopo Ciappelloni, Gabriele Micozzi, studenti della classe 3C della scuola media “Dante Alighieri”