Nonostante il difficile periodo che si sta attraversando nel mondo della scuola, tra lezioni in presenza e alunni e alunne in didattica a distanza, i docenti del Liceo Artistico “Cantalamessa” di Macerata non si perdono d’animo e continuano a proporre progetti e lezioni interessanti anche con la presenza di esperti esterni.
Nella classe 5° D della sezione Audiovisivo e Multimediale è stato intrapreso, con l’insegnante di lettere Roserita Calistri, un percorso di approfondimento sulle guerre mondiali. Il primo incontro si è tenuto nei giorni scorsi. In aula sono intervenute Franca Principi, presidentessa dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra – Fiduciariato di Loreto e la professoressa Laura Falasco che hanno portato delle testimonianze toccanti riguardanti giovani uomini che hanno vissuto le atrocità della I guerra mondiale.
Un video con fotografie e alcuni brevi filmati, accompagnati dai canti di guerra ha aperto la lezione, successivamente Principi, ha focalizzato l’attenzione su alcuni aspetti di ferocia inaudita compiuti da parte del generale Cadorna, capo di stato maggiore, e del generale Graziani.
Agghiacciante il caso dell’artigliere Alessandro Ruffini, il quale venne fucilato a Noventa Padovana solo perché al passaggio del generale Graziani, lui non aveva tolto il sigaro dalla bocca. Nel 1919, Graziani rivendicò la sua decisione affermando che quel sigaro, «piantato attraverso la bocca» e la «faccia di scherno» dell’artigliere, lo avevano convinto che occorresse «dar subito un esempio terribile, atto a persuadere tutti i duecentomila sbandati che da quel momento vi era una forza superiore alla loro anarchia, che li avrebbe piegati all’obbedienza». Egli rivendicò, quindi, il gesto come “esemplare” per ottenere l’obbedienza dell’esercito, ormai allo sbando, dopo la disfatta di Caporetto.
Emozionante, a volte rotta da momenti di commozione, è stata la lettura di alcune lettere scritte da giovani marchigiani al fronte alle loro famiglie. Dai testi emerge la paura, lo sconforto, lo stato d’animo di quei giovani disperati, lontani dai loro affetti più cari, consapevoli che la loro vita era appesa ad un filo.
Storie di uomini che non sempre comprendevano il perché di tanta follia, di tanto odio, menti che quando ritornarono a casa dal fronte dovevano ricostruire la loro esistenza dovendo convivere con quel fardello di ricordi tristi ed incancellabili. Toccante la storia del sirolese, Silvio Domogrossi, che dopo 52 anni ha incontrato l’uomo che gli aveva salvato la vita.
Così come è stata commovente la storia del fante Pasquale Falasco ascoltata direttamente dalla voce della nipote, la professoressa Laura Falasco che ha curato la pubblicazione “In prima linea. Storia di un uomo di pace”. Pasquale Falasco, originario di Numana, partì per il fronte a trent’anni e dopo aver schivato la morte in diverse occasioni, nel 1917, in un attacco contro le forze nemiche, venne colpito al volto e al braccio sinistro da una granata. Venne salvato da un soldato nemico.
Il ricordo del nonno traspare dolce ed intenso nello sguardo e nella voce della nipote che, a distanza di anni si è sentita in dovere di trasmettere quel patrimonio prezioso di testimonianza alla parola scritta, in modo tale che anche i giovani possano farne tesoro. «Sono diventati lettere, parole, frasi. Sono diventati un fiume che ho scritto come se sgorgasse dal cuore. Sono diventati questo racconto che consegno ai più giovani. I ricordi non sono più miei, sono di tutti, ma ora so che sono eterni». E proprio per trasmettere il testimone ai ragazzi, a ciascun alunno e alunna la signora Falasco ha donato una copia del libro.
Al termine dell’incontro gli studenti e le studentesse hanno potuto vedere da vicino alcuni cimeli di guerra: elmetti, gavette, armi, munizioni ed una maschera antigas.
Ulteriori incontri andranno ad approfondire queste pagine di storia sempre con l’intento di tenere viva la memoria di quegli uomini e donne che hanno fatto il nostro Paese.