Chi è Maria Capici,
la prima avvocata di Macerata

Chi è Maria Capici,
la prima avvocata di Macerata

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LE VIE DELLE DONNE MARCHIGIANE – Prima puntata della nuova rubrica di Cm Junior in collaborazione con l’Osservatorio di Genere. Il viaggio inizia da una professionista maceratese che vanta una serie di eccezionali traguardi

vie_donne_marchigianeQuando giri per le strade della tua città fai mai caso ai nomi delle vie? Anche il tuo indirizzo, quasi sicuramente, nasconde una storia. Quella del personaggio a cui è stata intitolata una via o una piazza. Molto spesso si tratta di uomini meritevoli e riconosciuti per fama, professione o gesti. E le donne? Nei nomi di vie e piazze sono una minoranza. Lo hanno notato le componenti dell’Osservatorio di genere di Macerata le quali hanno ideato il progetto “#leviedelledonnemarchigiane”. L’obiettivo è stato quello di recuperare la memoria di donne del passato proposte come meritevoli di intitolazioni di vie e spazi pubblici delle città delle Marche.
Il progetto, nato come un social contest, ha portato, attraverso una votazione, a rintracciare nomi di donne, molto famose o conosciute solo nel loro paese di origine, che si sono distinte. Le loro biografie sono poi state riportate in un volume che si chiama “#leviedelledonnemarchigiane: non solo toponomastica”, pubblicato da ODGEdizioni, curato da Silvia Alessandrini Calisti, Silvia Casilio, Ninfa Contigiani e Claudia Santoni, che ha avuto il patrocinio del Consiglio delle Donne del Comune di Macerata 2015-2020, quello della Commissione per le Pari Opportunità tra Uomo e Donna della Regione Marche e dell’associazione Toponomastica Femminile.
E da oggi Cm junior, in collaborazione con l’Osservatorio di genere, vi racconterà le loro storie. La prima donna di cui parleremo è Maria Capici di Macerata, la cui biografia nel volume è stata scritta dall’avvocata Stefania Cinzia Maroni, che a questa donna ha dedicato anche un volume frutto di una lunga e appassionata ricerca.

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Maria Capici nel disegno di Diana Carosi di Macerata

Di certo conoscerai molte donne che svolgono la professione di avvocato. Quello che forse non sai è che la prima donna avvocata di Macerata è stata Maria Capici.
Maria è nata a Macerata il 25 dicembre del 1905 (da qui il secondo nome Natalia). I suoi genitori erano Zelia Ranciaro e Antonio Capici. Studiò al liceo classico “Leopardi” e a 22 anni si laureò a pieni voti in Giurisprudenza. “E fin qui niente di eccezionale” starai pensando. Non è così. La laurea era nel 1927 un traguardo più che ambizioso se pensi che le donne italiane erano prive di diritti politici e in gran parte di quelli civili, sottomesse in famiglia all’uomo di casa e molte ancora non sapevano leggere né scrivere.
Maria invece si avventurò nella professione di avvocato, iscrivendosi all’albo nel 1928. Questo non le impedì di sposarsi nel 1933 con Francesco Lampa e di avere due figli, Paolo nel 1934 e Anna Laura nel 1936.
Anche questo ti sembrerà del tutto naturale. Ma ancora una volta non è così. Le pochissime donne iscritte agli albi degli avvocati, infatti, erano di solito nubili e senza figli, inoltre si era in pieno regime fascista. Ti basti pensare che la donna era esaltata come madre ma molto limitata nella carriera lavorativa. E soprattutto la vita delle poche professioniste avvocate doveva essere durissima.
A Macerata Maria Capici fu la sola avvocata fino al 1932 quando si aggiunse Noemi Severini. Cinquant’anni dopo nel 1977 le donne iscritte all’ordine degli avvocati erano appena 12 e nel 1982 erano ancora solo il 6% del totale. Maria raccontava a sua figlia che i primi tempi non poteva andare in Tribunale da sola ma doveva farsi accompagnare dai colleghi maschi. Era ben inserita nel lavoro quando iniziò la Seconda Guerra Mondiale. Le donne furono chiamate a sostituire gli uomini che dovevano andare al fronte.

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Maria Capici

A questo punto la nostra avvocata si trovò di fronte ad un dilemma: continuare a gestire da sola lo studio legale che condivideva con il marito o trovare un lavoro a stipendio fisso con il quale provvedere alla famiglia? Sceglie la seconda opzione. Ad ottobre del 1941 si cancella dall’albo degli avvocati e viene assunta alla Camera di Commercio dove svolge mansioni di segreteria civile e ha uno stipendio di 924 lire al mese più 50,91 lire per i figli a carico. Uno stipendio enorme e il fatto che ad averlo sia una donna è ancora più eccezionale. Lavorando duramente, dopo essere diventata la prima avvocata di Macerata, Maria Capici diventa anche la prima funzionaria di carriera direttiva della futura Camera di Commercio. Abitando a Cingoli, andava a lavoro in bicicletta tutti i giorni affrontando, vestita di tutto punto, per due volte al giorno, salite e discese e ogni tipo di condizione meteorologica.
il 28 giugno del 1941 però, si licenziò perché il marito, capitano dell’esercito a Cuneo e poi a Limone di Piemonte voleva la famiglia vicino. Maria, suo figlio e sua figlia, lo raggiunsero a Torino sotto i bombardamenti. Ma finita la guerra torna finalmente alla vita professionale. Nel 1946 si riscrive all’albo degli avvocati e continuerà a lavorare per altri 25 anni fino alla morte avvenuta il 7 giugno 1970.
Non si può raccontare la storia di Maria Capici senza ricordare la mamma Zelia Ranciaro che, dopo la morte del marito, aveva lavorato per mantenere i tre figli piccoli , per poi pretendere che Mariasi laureasse e la esortò a non chiedere mai soldi al marito. E Maria così ha fatto riuscendo a crescere nel lavoro e a portare avanti la famiglia. Il marito morì una settimana dopo di lei. Anche lui è un esempio per come ha accolto le esigenze della moglie gestendo il rapporto con lei in modo paritario.

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