In natura ogni cosa ha il suo senso, comprese le erbacce. Studenti e studentesse del 4^M dell’IIS da Vinci di Civitanova spiegano perché nel terzo articolo della rubrica: “La biodiversità urbana raccontata dalla 4M”.
A cura di Francesco Belardinelli, Lorenzo Fifi, Riccardo Antolini, Isam Mhadhbi, Karim Ilyas e Farina Riccardo Classe 4^M – IIS Da Vinci Civitanova
“Erbacce”. Crescono ovunque, si riproducono in fretta e invadono qualsiasi ambiente. Ma pensate veramente che le “erbacce” siano nate solamente per generare disordine e… qualche mal di schiena nel vano tentativo di estirparle? Con la locuzione “piante infestanti” (oppure malerbe o, più semplicemente, “erbacce”) si intende quell’insieme di specie vegetali che, non rivestendo apparentemente alcuna funzione ritenuta “utile” per la produzione agricola e non avendo una funzione puramente estetica, vengono considerate indesiderate e finanche nocive per le altre piante che convivono in quell’ambiente. In realtà, come scopriremo assieme in questo breve articolo, le erbacce – che noi preferiamo chiamare erbe spontanee – hanno effetti positivi sul terreno in cui crescono e si sviluppano, contribuendo alla salubrità degli ecosistemi ed ai servizi che questi generano anche per l’uomo (risorse fondamentali quali cibo e acqua, ad esempio).
La flora spontanea è, in primis, un’ottima indicatrice della natura e della composizione fisico-chimica del suolo: le specie pioniere – come equiseti, composite, graminacee – possono fornire informazioni sulla tessitura del terreno, sulla natura argillosa o calcarea, sulla ricchezza di nutrienti e di humus, sul ristagno di acqua e su tanti altri parametri che saranno utili da conoscere nel caso in cui decidessimo di coltivare quel terreno, realizzare un orto, impiantare un frutteto o semplicemente lasciarlo incolto per gli eventuali sfalci annuali. Dal momento che le erbe spontanee sono comunque in competizione con le colture di interesse agronomico per acqua, luce e nutrienti, bisogna comunque intervenire nella gestione con operazioni di sfalcio proprio per massimizzare i vantaggi e limitare al minimo l’azione competitiva esercitata sulle piante coltivate. In secondo luogo c’è da considerare il ruolo svolto dall’apparato radicale di queste piante, che trattengono il terreno ed evitano gravi forme di dissesto idrogeologico, mantenendo compatto il suolo e filtrando gradualmente l’acqua.
Inoltre, le erbe spontanee rappresentano un’ottima occasione per le api bottinatrici, un rifugio per molte specie animali – come i cosiddetti “insetti utili” (dalle coccinelle ai sirfidi) – e una valida alternativa alimentare, rispetto alle piante coltivate, per gli “insetti nocivi”. L’importanza anche di semplici “aiuole fiorite”, scarpate stradali o margini dei campi sta proprio nel loro rapporto con l’ecosistema circostante e con il ciclo vitale di molti piccoli ma importanti organismi viventi: fare “pulizia” ed eliminare completamente queste piante significa ridurre la biodiversità e avvantaggiare poche specie invasive e moleste, che poi dovremo allontanare spendendo tempo e soldi. Insomma, come avrete capito mantenere una fascia di erbe incolte vicino ad orti, giardini e prati è un enorme vantaggio in termini ecologici, ambientali ed economici: pensate che persino città come Parigi, Londra e Barcellona (solo per citarne alcune) si stanno realizzando aree da dedicare alle specie vegetali spontanee – chiamate “wildflowers” – sia all’interno di parchi pubblici che lungo viali e all’interno di aiuole spartitraffico! Nel giardino della scuola, ad esempio, abbiamo imparato a conoscere specie ad ampia diffusione come la margherita pratolina (Bellis perennis) e la veronica comune (Veronica persica), facilmente confusa con il nontiscordardimé. Ma anche ranuncoli, piantaggini, gerani selvatici, senape, cicoria, trifoglio, malva, equiseto: tutte “erbacce” di gran classe!
Nell’ambito del nostro progetto Cluana Urban Nature (https://cluanaurbannature.weebly.com/) abbiamo realizzato un “quadrato di studio permanente” della vegetazione spontanea del prato: si tratta di una piccola zona, appositamente delimitata, all’interno della quale le specie erbacee vengono lasciate crescere senza sfalci in maniera tale da poter verificare quali sono le differenze tra un’area “curata” dalla mano dell’uomo e una lasciata all’evoluzione naturale, studiare quali specie diventano nel tempo dominanti e quali sono i periodi di fioritura delle varie entità floristiche rilevate. Questa ed altre curiosità saranno oggetto di approfondimento nella mattinata di sabato 22 maggio, giornata dedicata alla biodiversità: tra qualche giorno vi sveleremo l’iniziativa che stiamo organizzando e che, Covid-19 permettendo, sarà aperta al pubblico!
Fonti consultate (spunti di lettura/approfondimento che vi consigliamo):
1) https://www.unimondo.org/Notizie/Erbacce-o-angoli-di-biodiversita-198131
2) https://www.thegreenrevolution.it/erbe-spontanee-danno/
3) Pubblicazione (liberamente scaricabile) “Specie erbacee spontanee mediterranee” https://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/manuali-lineeguida/manuale_86_2013.pdf