Mohamed Ali, 15 anni, vive da 8 anni a Macerata. La sua famiglia d’origine vive ad Auserd, nei campi profughi saharawi nel deserto del Sahara, dove le ultime alluvioni hanno ancora una volta semidistrutto la casa della sua famiglia, costruita con mattoni fatti con la sabbia impastata con l’acqua e asciugati al sole, come tutte le case di questa gente che da oltre quaranta anni vive nell’Hammada algerino.
Il sogno di Mohamed Ali è di poter tornare tornare a trovare la sua famiglia, che causa Covid non vede da due anni, e portare la somma necessaria per vedere i suoi genitori, i fratelli, le sorelle e i nipotini al riparo di una casa finalmente sicura e robusta, costruita di veri mattoni, una casa che non sia ancora una volta spazzata via dalle future intemperie, gettandoli nella disperazione e nella difficoltà. Per questo la famiglia che lo ospita a Macerata ha deciso di attivare una raccolta fondi per aiutarlo.
«Sono felice di questa iniziativa – commenta – e di poter aiutare la mia famiglia. Vorrei fare loro questo regalo grande così che riescano ad avere anche l’energia elettrica che da qualche anno è arrivata nel campo ma loro non possono permettersi. Io ho la fortuna di avere una casa sicura finché sarò in Italia e mi piacerebbe che anche i miei cari la avessero».
Mohamed Ali vive momentaneamente in Italia per ragioni di salute e di studio e vuol costruire un futuro migliore per sé, il suo popolo e la sua famiglia da cui torna ogni estate al termine della scuola, anche se il Covid lo ha reso impossibile la scorsa estate. Il lavoro dei fratelli e del papà di Mohamed Ali, che ogni volta riparano i danni della loro umile casa di sabbia, viene infatti vanificato quando si abbatte un nuovo acquazzone che spazza via tutto e distrugge la loro casa come fosse uno dei castelli che i bambini costruiscono per gioco sulle nostre spiagge. Ma qui non è un gioco, quella è la loro casa, custodisce le loro cose è il frutto del loro lavoro fatto con grande cura nella speranza e nell’attesa di poter ritornare un giorno nella loro terra, il Sahara Occidentale, sulle coste dell’Oceano Atlantico.
«Aiutiamo la famiglia di Mohamed Ali ad avere condizioni di vita più umane, a sollevarla per quanto possibile dalle difficoltà e dalla fatica di vivere ogni giornata nella parte più inospitale della terra. Aiutiamoli almeno ad abitare una casa sicura, loro che – come tante famiglie profughe saharawi – la loro casa e la loro terra non ce l’hanno più da oltre quaranta anni»: è questo l’appello della famiglia che ospita il giovane a Macerata.
Cosa serve? C’è bisogno di acquistare ciò che servirà alla sua famiglia per ricostruire la casa: mattoni, materiali, calce, infissi, realizzare impianti elettrici allacciandolo alla rete principale che solo da pochi anni ha portato in quei territori la corrente elettrica, di cui però la famiglia di Mohamed Ali non ha potuto finora usufruire perché troppo costose le opere di allaccio e i materiali. Allo stato attuale quindi non hanno la energia elettrica, come del resto l’acqua corrente. Ne sopperiscono con piccoli pannelli solari che caricano una batteria, come quella delle nostre auto, che di sera fa accendere per breve tempo una lampada che serve per non rimanere al buio quando il sole tramonta. Mohamed Ali spesso non può parlare con la famiglia perché il loro cellulare è scarico e deve aspettare che possano ricaricarlo dai vicini che hanno invece la corrente elettrica.
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