di Faryal Zulfiqar*
L’ispirazione dalla vita di tutti i giorni e l’amore per la scrittura. Luca Tortolini, scrittore e sceneggiatore di Macerata, vincitore anche del premio Korczak 2017 in Francia, parla di sé e di come nascono le sue opere.
Ma anche di quello che è il suo processo creativo e come sia messo alla prova dalla pandemia.
Qual è il suo metodo di lavoro?
«Lavoro di mattina al computer dalle 8 alle 12. Solitamente anche la domenica. Molto del lavoro lo tengo per me, non lo invio agli editori. E’ una continua ricerca delle parole e delle storie. Per lo più scrivo racconti per albi illustrati. Tengo sempre un quaderno a portata di mano e ci scrivo idee e pensieri che mi vengono. Anche quando dormo il quaderno è sul comodino non si sa mai».
Quali sono le sue maggiori fonti di ispirazione?
«Prendo ispirazione da tutto. Dai libri, dai film, e dalla vita. Dalle parole che sento anche camminando per strada, ad esempio, o al bar. E questo devo dire che mi manca molto, ora che non si può più uscire liberamente. Stare tra la gente, anche se certamente è giusto rimanere distanziati. Mi manca, andare in giro, prendere un treno, visitare una città nuova, e parlare con persone che non conosco, sono per me sempre una continua fonte di ispirazione. Devo dire, che però prendo molta ispirazione anche dalla memoria: quello che ho fatto, visto e sentito».
Qual è stato il suo libro preferito da scrivere?
«E’ stato il primo romanzo che ho scritto e che non ho fatto leggere a nessuno. E’ da qualche parte in un vecchio computer e lì deve rimanere. Nessuno lo deve leggere. Però mi sono divertito tanto nel scriverlo, velocemente e con tanta libertà. E senza mai pensare, che doveva leggerlo nessuno, o che dovesse essere pubblicato da una casa editrice».
Attualmente cosa sta scrivendo?
«Sto lavorando ad un romanzo, mi prenderà molto tempo. Forse un anno. Devo dire la verità, non mi aspetto nulla. Non so se vorrò presentarlo per darlo alla pubblicazione. Oltre a questo romanzo lavoro parallelamente anche a molte storie brevi».
Come definisce il suo stile?
«E’ una domanda a cui non so rispondere. Ci ho pensato anche altre volte, e non lo saprei proprio dire. Forse lo dovrebbero dire gli altri. Se hai letto qualche cosa di mio, cosa ne pensi? Che stile ho?»
Come pubblicizza il suo operato?
«Inevitabilmente sui social, ma non sono un grande promotore del mio lavoro. E’ questo probabilmente è un guaio, ma che posso farci? »
*Faryal Zulfiqar, studentessa del liceo artistico “Cantalamessa” (Articolo scritto nell’ambito dell’Alternanza scuola lavoro)