domenica, Novembre 17, 2024

La trasformazione del teatro digitale
«Coccoliamo gli spettatori
e rispettiamo un rigido protocollo»

INTERVISTA - Gilberto Santini, direttore Amat, racconta un'epoca di grandi cambiamenti: dai tamponi agli attori entro le 48 ore precedenti alle riprese alla promozione attraverso i social, dalle riprese in primo piano alla formazione di una comunità globale. «Vogliamo tenere in vita il ricordo di quei luoghi fonte di stupore, fascino e meraviglia»

Gilberto-Santini
Nella foto il direttore di AMAT Gilberto Santini

di Luna Cremoninini*

 

L’attuale situazione della pandemia, ha portato a grandi cambiamenti. Oramai si svolge quasi tutto a distanza, grazie all’ausilio di tecnologie che, se da una parte ci hanno tolto il piacere di incontrarci, dall’altra hanno semplificato molto la routine quotidiana. Il mondo dello spettacolo non è stato esente dal dover fare i conti con queste  trasformazioni.

Grazie a questi cambiamenti, si è scoperto un nuovo modo di fare teatro. Gilberto Santini, dal 2006 direttore dell’Amat, Associazione marchigiana per le attività teatrali. Definisce l’esperienza virtuale  tanto diversa quanto unica: «grazie anche solo banalmente alla possibilità di essere vicino all’interprete attraverso le riprese in primo piano, si crea una grande intimità, che regala delle fortissime emozioni. Sicuramente la chiave dell’esperienza digitale».

Non solo, gli spettacoli digitali sembrerebbero esser efficaci anche per arrivare a spettatori lontani, continua Santini: «questo canale di comunicazione ci ha consentito di creare una comunità virtuale a livello globale, riuscendo ad includere spettatori non solo da tutta Italia, ma anche dalla Colombia; Stati Uniti e Parigi.»

I grandi successi dell’esperienza sono però inevitabilmente accompagnati da degli svantaggi, subisce ad esempio un cambiamento drastico la messa in scena dello spettacolo: «Il teatro – afferma –  risente pesantemente dell’assenza del feedback del pubblico. Cerchiamo quindi d’utilizzare una dinamica differente, concentrandoci sul singolo e chiedendo una ripresa pulita e semplice che punta all’osservazione e alla restituzione»  Il cambiamento è notevole, ma non per questo inefficace. Anzi, come spiega il direttore di Amat, gli spettatori non sembrerebbero essere destabilizzati né tantomeno diminuiti: «Ci curiamo in modo particolare dello spettatore, cercando di accompagnarlo durante l’esperienza e di non farlo sentire spaesato dal nuovo mezzo. E in effetti, abbiamo constatato che il pubblico è rimasto fedele all’amore per il teatro e continua a seguirlo con assiduità».

Grazie alle modalità telematiche la pubblicizzazione degli eventi, riescono a raggiungere molte persone. Questo ciò che trapela dalle parole di Gilberto Santini: «da una parte abbiamo lavorato intercettando un pubblico già sensibile al mondo virtuale, promuovendo attraverso i social, mentre per gli spettatori più tradizionali ci muoviamo attraverso mail personalizzate, occasionalmente cartellonistica, e pensiline, grazie a questo otteniamo ottimi risultati»

Per quanto riguarda invece la messa in scena, la situazione del Covid-19, richiede di rispettare un rigido protocollo, per la sicurezza del personale e degli addetti. Fortunatamente però non non ci sono mai stati problemi. lo spettacolo viene registrato a teatro, in sicurezza, spiega il direttore: «Gli attori e il personale che arrivano in scena hanno effettuato il tampone nelle 48 ore precedenti, nei luoghi vengono applicate le procedure indicate e si utilizzano tutti i dispositivi per il contenimento dell’epidemia, il protocollo è molto restrittivo, tant’è che non c’è mai stato alcun tipo di problema».

Lo spettacolo viene quindi registrato in sicurezza a teatro, sfruttandone la bellezza e reinterpretandolo: «cerchiamo di valorizzare i nostri bellissimi teatri, usando quasi sempre lo sfondo dei palchi come scenografia, a teatro ribaltato, offrendo quindi una nuova ed unica visione allo spettatore». Le riprese nei teatri, inevitabilmente, portano a tanta tanta nostalgia, come dice Santini: «Vogliamo tenere in vita il ricordo di quei luoghi fonte di stupore, fascino e meraviglia» nella speranza che, il prima possibile, si possa tornare a vivere quell’esperienza a teatro.

*Luna Cremonini,  studentessa del liceo artistico “Cantalamessa”. Articolo realizzato nell’ambito del progetto “Alternanza scuola lavoro

 

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