(Articolo realizzato da Luna Cremonini, Irene Ilari e Faryal Zulfigar, studentesse del liceo artistico “Cantalamessa” nell’ambito del progetto Alternanza Scuola lavoro)
La scuola è in questi giorni al centro del dibattito politico e sociale. Da una parte gli amministratori e i politici alle prese con il rientro in classe, consentito al 50% dal governo ma per ora non consentito dalla Regione Marche che potrebbe riaprire le scuole in presenza lunedì. Dall’altra i presidi e le presidi, impegnati nella riorganizzazione e nel rispetto delle norme anti contagio. Ci sono poi le proteste, di alcune associazioni studentesche e dei genitori. Ma loro, gli studenti e le studentesse, non possono fare altro che stare a guardare e aspettare, con un certo senso di impotenza, che si decida il loro futuro. Nel frattempo si adattano alle regole, alle esigenze di tutti, compresi quegli adulti che fino a poco più di un anno fa li rimproveravano se stavano tanto tempo davanti al pc o a guardare il cellulare. Diamo quindi voce ad alunni e alunne delle scuole superiori della provincia.
E’ combattuta Natalia C. Settembri, studentessa del quarto anno del Liceo artistico di Macerata. Da una parte la certezza che c’è bisogno di tornare in classe. «Fare scuola in dad è molto più complicato e a noi ragazzi servirebbe una vita sociale. A noi serve uscire dagli schemi di questa monotonia, stare all’interno di quattro mura e davanti a un computer starci per 16 ore al giorno comprese lezioni e compiti. A noi serve uscire, tutta questa tecnologia che ci fa male». Dall’altra la paura per i contagi. «Il rientro a scuola a settembre/ottobre è coinciso con l’aumento di casi ed è la ragione per cui senza dubbio sono contraria alle aperture delle scuole. Il motivo è semplice perché non siamo in grado di rispettare le regole di distanziamento, il personale che pulisce non è in grado di pulire come si deve un’aula, quindi se non riusciamo a rispettare delle semplici regole, non siamo in grado di gestire il rientro».
Dello stesso avviso Alessio Canullo, studente dell’ultimo anno dell’istituto Agrario “Garibaldi” a Macerata: «Vorrei tornare a scuola ma noi ragazzi siamo tanti è meglio non rischiare il contagio che poi lo riportiamo a casa».
«Stare a casa è troppo faticoso, molto più pesante che andare a scuola». A dirlo è Chiara Rossini, studentessa del liceo artistico “Cantalamessa” che lancia un monito. «Il rientro va organizzato bene, anche dalla scuola. Oltre a far rientrare metà classe a scuola potrebbero anche fare laboratori due volte a settimana».
Irene Ilari, anche lei alunna del quarto liceo artistico ha capito il problema dei contagi quando è dovuta stare in quarantena. «Visto come vanno le cose, bisogna stare attenti quando si esce in giro ovviamente mantenere le giuste distanze. E tener conto alle persone che si trovano intorno a noi e alla nostra vita, evitare di rischiare il contagio e si spera che tutto finisca presto, ritornando alla normalità».
Yani Sun, studentessa del terzo anno all’Ipsia Corridonia, non ha dubbi. «Per me il ritorno a scuola è una cosa molto positiva perché è un modo per staccarci dagli apparecchi tecnologici che ci distolgono dalla realtà e che spesso rendono molto più complicata la comprensione scolastica, più difficile da seguire e limitante di una spiegazione in presenza. In più sento la mancanza del contatto umano e il rientro a scuola sarebbe per me un accenno al tornare alla “normalità”, alla vita che facevamo prima di tutto questo. Penso che la didattica a distanza non possa neanche minimamente essere paragonata all’istruzione ma anche la crescita che potrebbe darci invece l’interazione fisica, ed è secondo me fondamentale che tutti possano avere questa possibilità».
Contraria al rientro in classe Carlotta Luchetti del Liceo Artistico. «Io penso che il rientro a scuola, in questo momento, sia tutto tranne che opportuno per quanto riguarda le scuole superiori. Fino alla scuola media, si può scegliere l’ istituto in base alla zona di residenza; una scuola superiore, invece, spesso capita di averla fuori città, e di dover quindi prendere i mezzi. Tornare a scuola, nonostante le precauzioni all’ interno della struttura, significherebbe creare assembramento, avere alto rischio di contagio nel lasso di tempo in cui si è fuori da scuola. Inoltre, vorrebbe significare non viversi a pieno quella che è la vita scolastica. Io personalmente, sono contro al ritorno a scuola fino a quando la situazione non sarà realmente calma, per evitare grandi rischi».
Shamil Tarik frequenta il quinto al Liceo Scientifico “Galilei” di Macerata: «A parer mio è opportuno ritornare a scuola in quanto la didattica in presenza è molto importante per apprendere meglio le lezioni. Con la didattica a distanza, si sono scontrati molti problemi legati alla concentrazione della maggior parte degli studenti, quindi ritengo giusto che per un buon apprendimento scolastico, ritornare in presenza è opportuno evitando di causare un aumento di contagi e un miglioramento in ambito dei trasporti. Tornare a scuola, potrebbe avere anche effetti negativi come l’assembramento e la diffusione rapida del virus, anche se ognuno di noi cerca di migliorare le condizioni al fine di garantire una maggiore protezione».
Miriam Bianchini è invece una studentessa del quarto del Liceo Scienze Umane di Tolentino: «Io penso che sia giusto, ma lo avrei fatto fare più avanti, magari verso fine Febbraio poiché si va verso la bella stagione. Poi sinceramente io mi trovo bene a fare lezione da casa perché riesco a gestire il tempo in modo migliore».
ESEMPIO!!!