Il nostro stile di vita ha subito radicali cambiamenti negli ultimi mesi, durante i quali si sono moltiplicati gli appelli a lavarsi bene le mani, a curare in maniera scrupolosa l’igiene, a dotarsi di mascherina per non rischiare di trasmettere il virus, a evitare abbracci e strette di mani, etc. In televisione, nei canali generalisti e in quelli tematici per bambini e bambine, con regolarità sono stati trasmessi messaggi informativi in tal senso.
Anche un secolo fa era possibile leggere appelli simili, appesi sui muri delle pubbliche vie e sui mezzi pubblici («vietato isputare per terra»), e soprattutto riprodotti sui libri di scuola (da cui sono tratte le citazioni che di seguito leggerete), sui cartelloni murali, sulle proiezioni da lanterna magica e persino sulle copertine dei quaderni. Si tratta di una campagna di prima alfabetizzazione igienica resa necessaria dalla diffusione di pericolosi morbi, a partire dalla tubercolosi: l’insieme delle malattie polmonari negli ultimi due decenni dell’Ottocento risultava infatti responsabile di quasi un quarto dei decessi registrati in Italia. Ecco cosa sostenevano a tal proposito, non senza una certa ironia, i programmi di insegnamento per la scuola elementare emanati nel 1905: «Non mai abbastanza presto il maestro insegnerà a proteggersi da malattie infettive. […] Lo sputare per terra, ch’è il principale veicolo del contagio, dev’essere proibito. […] In certe sfere popolari poi, fare un bel sputo rientra in una categoria estetica».
In una libro di lettura del 1911 si spiegava come fosse necessario sputare nel fazzoletto, dal momento che «poi si mette in bucato, e i germi delle malattie muoiono nell’acqua bollente». Per questo, faceva eco un altro volumetto, «bisogna dunque assolutamente correggere l’abitudine perniciosa e disgustosa dello sputare per terra. Bisogna persuadersi, che il soffiare il naso nel fazzoletto e sputarvi dentro, sono usi identici».
Dai primi anni Venti, come ricordano due diffusi sussidiari del tempo, l’uso del fazzoletto fu sostituito da quello di «una sputacchiera tascabile a collo molto lungo e che possa chiudersi ermeticamente», indice del progresso e di un certo incivilimento nei modi. Esistevano inoltre in commercio «sputacchiere contenenti sostanze disinfettanti (acqua di calce, acido fenico, o calce in polvere)», oppure altre con calce viva e con miscele di permanganato di potassio e d’acido cloridrico.
A chi non avesse acquisito simili abitudini igieniche era riservato un duro giudizio di condanna, dal momento che «chi sputa per terra, si mostra maleducato, ignorante e cattivo». Chiunque, del resto, può rischiare di trasformarsi in un untore: anche negli sputi delle persone più sani, infatti, «esistono sempre bacilli della tubercolosi, esistono bacilli della polmonite, della difterite […] e microbi che passano su taluno e lo lasciano immune, possono benissimo causare gravi danni ed anche produrre in altri la morte».
Questa attenzione alla questione igienico-sanitaria vi ricorda qualcosa? Allora come oggi, una corretta informazione può fare la differenza.