Come sappiamo, in questo periodo gli insegnanti lavorano da casa, facendo lezione e dando i compiti ai loro studenti e studentesse a distanza, in via digitale. La normalità di una giornata scolastica, fatta di suoni di campanelle, di momenti di risate e confusione, ma anche di attenzione a ciò che dicono i professori, le interrogazioni, i compiti in classe, le passeggiate in corridoio durante la ricreazione, sembra molto lontana. Nonostante tutto, però, gli insegnanti, affezionati ai loro ragazzi e ragazze, stanno facendo di tutto per restare loro vicini, così da colmare la distanza che li separa e supportarli in un momento che è tutt’altro che facile. Così ha fatto anche Antonietta Viteritti, docente di lettere della sede di Corridonia dell’Ipsia “F. Corridoni”, che ha deciso di scrivere una lettera ai suoi studenti e studentesse per mostrare loro vicinanza, condividere la sua giornata, le sue sensazioni e i suoi periodi su quello che sta succedendo e che coinvolge tutto il nostro paese.
Dal BlogIpsia: https://blogipsia.wordpress.com/2020/03/25/cari-ragazzi/.
di Antonietta Viteritti, docente di lettere della sede di Corridonia dell’Ipsia “F. Corridoni”
Cari ragazzi,
Scusate se non vi ho scritto prima questa lettera, ma sento ora il desiderio di farlo, perché penso sia arrivato il momento di condividere con voi alcune riflessioni su quello che sta accadendo intorno a noi…Siamo costretti a stare a casa – e non ci piace – ma lo facciamo per il bene non solo di noi stessi ma anche degli altri, di tutti. In questi giorni pensavo a come questo virus invisibile possa cambiare l’esistenza delle persone. È terribile sentire e vedere come finisce la vita di tanti. E mentre mi tengo impegnata per non pensare al deserto che si è creato attorno, per non vedere il temporale che è si è scatenato fuori, mi rendo conto che anche voi fate la stessa cosa, perché mi accorgo che avete più pazienza nel fare i compiti e nell’affrontare la novità di lavorare su classroom.
Pensate a come si doveva sentire Anna Frank, rinchiusa in una soffitta per tanto tempo, e vi accorgerete che i nostri pochi giorni di “reclusione” sono ben poca cosa rispetto ai quasi due anni affrontati da lei. Il nostro nemico però è infinitamente più piccolo e enormemente letale, in moltissimi casi, come sentiamo in televisione quando il giorno si chiude e gli uomini fanno la conta dei morti del Covid-19. Sì, possiamo mettergli la lettera maiuscola, dobbiamo, si è fatto un nome questo virus, si è fatto ben conoscere, così come la Lebbra, la Peste, il Tifo, l’Hiv ecc. Ma in pochissimo tempo si è posizionato al primo posto dei mali del nostro tempo. In questo momento molte, tante sono le domande, ma una sola è quella che tutti abbiamo nella testa. Quale? Chissà quando e come finirà tutto questo? Chi di noi colpirà direttamente e indirettamente?
È terribile quello che sta succedendo, e lo è ancora di più perché pensavamo di essere al sicuro, protetti dalla scienza, dalle medicine e dagli ospedali, che purtroppo in questi giorni stanno mostrando vulnerabilità e impotenza di fronte ad un nemico nuovo e oscuro, contro cui non abbiamo “armi”, se non il coraggio di lottare con grande tenacia, chiudendo il mondo fuori dalla nostra casa. Ma anche nell’oscurità ci sono gli eroi: medici, infermieri, ausiliari e tutti quelli che operano per salvare ogni singola vita. Senza dimenticare le forze dell’ordine, i nostri governanti che si trovano ad affrontare una crisi mai vista prima d’ora. Voi cosa pensate?
So che anche voi vi chiedete quando finirà. Nell’attesa volate con la fantasia ai giorni sereni di poco tempo fa, al mondo prima del Coronavirus, alle passeggiate al mare, alle gite e anche alla scuola, ai professori, alla normalità di una lezione che ora sembra un desiderio irrealizzabile. Cambiamo modo di pensare, abbracciamo i cari non per la paura di cosa ci circonda e speriamo che l’ossigeno non ci manchi mai. Chi può sapere cosa accadrà domani, chissà se ci grazierà, visto che alla fine non risparmia nessuno, neppure i giovani o quelli un po’ meno giovani, pur accanendosi soprattutto sugli anziani fragili e malati. La morte vuole le sue vite e bisogna dargliele, ma speriamo, lo auguro a tutti, di poter presto dire di aver avuto fortuna perché racconteremo ciò che ora accade.
Io sono chiusa in casa, nello studio, e passo le giornate lavorando al pc, che ancora mi dà la sensazione di continuare a fare ciò che facevo prima: parlo con voi, spiego, assegno i compiti, poi correggo, vado qualche ora in giardino, guardo gli alberi che stanno mettendo nuove foglie e nuovi fiori, e penso che per loro tutto continua senza incertezze, scaldati dal calore dei raggi del sole che invitano a rinnovarsi, a rinascere ancora. E noi? Speriamo e aspettiamo che il sole porti via questo virus. Sì, perché pare che col caldo le cose dovrebbero migliorare. Il calore ci aiuterà a sentire meno freddo in questo forzato letargo in cui siamo caduti. Nell’attesa, oltre a sperare e cercare di impiegare il tempo in cose utili, vi esorto a non smettere di sognare, continuate a sperare e lottare per costruire il vostro futuro. Prima o poi le cose miglioreranno e noi potremo ricominciare più forti di prima, più uniti: quando i fili dei nostri rapporti si spezzano dobbiamo riannodarli, consapevoli che ciò ci avvicina di più.
Francamente la cosa che trovo più difficile è insegnare a voi studenti senza la vostra presenza. Ma forse, in futuro, ci dovremo abituare anche a questo. Che dire, nel nostro piccolo speriamo di poter in un futuro, non molto lontano, tornare a fare quelle piccole cose che ci piacciono, come una lezione dolce caotica di vita normale. Presto i nostri sguardi si ritroveranno. Nulla muore, tutto vive dentro di noi. Continuiamo a vivere. Vi lascio con una poesia di Hermann Hesse:
Tienimi per mano
al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne
e l’oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle…
Tienila stretta
quando non riesco a viverlo,
questo mondo imperfetto…
Tienimi per mano
portami dove il tempo non esiste
Tienila stretta
nel difficile vivere.
Tienimi per mano
nei giorni in cui mi sento disorientato…
Cantami la canzone delle stelle,
dolce cantilena di voci respirate…
Tienimi la mano
e stringila forte
prima che l’insolente fato possa portarmi via da te…
Tienimi per mano
e non lasciarmi andare mai.
La vostra professoressa vi abbraccia tutti.