Covid 19, giornata tipo di una prof:
«Una grande lezione,
ognuno imparerà qualcosa»

Covid 19, giornata tipo di una prof:
«Una grande lezione,
ognuno imparerà qualcosa»

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MACERATA – La professoressa Guendalina Casasole dell’Ipsia “F. Corridoni” ha descritto sul blog scolastico la sua esperienza, dal cambiamento nel rapporto con i suoi alunni ed alunne, fino alle novità di approcciarsi ad una nuova didattica

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Il pianoforte della professoressa Guendalina Casasole

Si sa, la vita di un insegnante è fatta di orari, consegne, interrogazioni, compiti in classe, rispettare il programma e restare nei tempi, ma soprattutto stare a contatto diretto con alunni ed alunne e seguirli attentamente nella loro formazione. Il Coronavirus ha cambiato un po’ le modalità di mettere in pratica tutto questo, ora è indubbiamente più difficile. Ci si vede in videochiamata, tramite Whatsapp o Skype, le consegne vengono caricate online e i compiti vengono corretti per poi essere rispediti. Ciò che ovviamente manca è la presenza fisica e passare da una didattica frontale ad una in rete certamente non è semplice. Guendalina Casasole, docente di lettere della sede di Macerata dell’Ipsia “F. Corridoni”, ha voluto raccontare la sua nuova giornata-tipo, fatta di video-lezioni con i ragazzi, di problemi di connessione e di gestire consegne e compiti tramite la rete.

Dal BlogIpsia: https://blogipsia.wordpress.com/.

di Guendalina Casasole, docente di lettere della sede di Macerata dell’Ipsia “F. Corridoni”

Giornata-tipo. E chi ce l’ha più, una giornata-tipo? La giornata-tipo è fatta di una sveglia fissa, della prima passeggiata con i miei cani, del prepararmi per andare a scuola. Tutto serrato: alle 5.50 devo aver spalmato (con scarso successo) il correttore sulle occhiaie, alle 6.45 essere seduta in auto. Recanati-Macerata, arrivare a scuola e salutare sempre gli stessi tre ragazzi, i primi ad entrare. Il caffè al distributore, la firma, il registro, le lezioni. Macerata-Recanati. Il lavoro da preparare, i compiti da correggere, la vita privata. Le amicizie, gli affetti, le telefonate. La spesa, in tre supermercati diversi. Questa, è la giornata-tipo.

Adesso. Adesso rotolo con i cani giù per le scale, mascherina e guanti di lattice, pipì e risalire. Mi spoglio mi cambio mi lavo. E continuo a rotolare. Tra uno schema e un riassunto, una mappa e una novella. La testa sempre alla stessa domanda: “Quando finirà?”. “Ciaula scopre la luna”: quando finirà? La Signoria medicea: quando finirà? Iniziano le video-lezioni. Ci vediamo, ridiamo con chi perde la connessione, ci sentiamo. Male, ma ci sentiamo. Ci siamo. Un po’ a pezzi, ma ci siamo. Dei miei alunni conosco i bioritmi, quello che carbura dalla seconda ora, quello che alla quinta collassa. Gli odori di ogni classe, nel naso: i primi dopobarba, il fiato a mezza mattina, le scarpe da ginnastica, i gel dei capelli. Un impatto che ti arriva prima ancora di trovarli in piedi, quando entri in aula. Le video-lezioni hanno il profumo del mio caffè, e del legno del mio pianoforte. Non sono lezioni. O la più grande, sono, delle lezioni. Ognuno da questo imparerà qualcosa. Io, ad ostentare un’energia, una serenità, che non ho. A fingerle, anche a me stessa, per i primi cinque minuti – per poi scoprire di averle trovate davvero, da qualche parte. Sentirle tornare moltiplicate. Una specie di magia involontaria. Quello che costituisce il cuore della mia giornata, adesso si riduce a una serie di tentativi grosso modo riusciti, ma non sempre. Qualcuno dal “Lei” sta passando al tu, dal “buongiorno” al “ciao”. Adesso diciamoci ciao.

La mattina sfuma nel pomeriggio. Pranzo condito dall’informazione. Schemi mappe riassunti. Caricare sulla piattaforma del registro elettronico, su quella delle lezioni on line. Scaricare compiti dalla mail, correggere, rispedire. Leggere le chat di Whatsapp. Rispondere. Rileggere la risposta alla risposta. Rispondere alla ri-risposta. «Prof ha visto i compiti? Andavano bene? Prof fa lo stesso se Le mando una foto? Prof non mi parte la mail non si apre il registro prof, io non ricordo se ho fatto i compiti». «Li hai fatti». Non li hai mai fatti in vita tua, ma adesso li fai ogni giorno. E vuoi anche sapere se li ho corretti. Dieci minuti dopo avermeli inviati. Adesso fai i compiti e segui la video-lezione. Abbiamo tutti bisogno di pensare che finirà: farlo insieme somiglia ad una magia, magari succede prima.

E poi si fa sera. Cenare provare a vedere il tg. Rinunciare a vedere il tg. Odio i titoli a effetto, e somatizzo sintomi ad organi che non posseggo. Leggere. Leggere un libro, un romanzo, una storia. Leggere “Moby Dick” e, domani, parlare ai ragazzi di un tipo che ha visto in faccia l’inimmaginabile, gli è sopravvissuto, è lì a raccontarlo. Non c’entra nulla con il programma, ma torneranno le giornate del “Lei”, e ci chiameremo Ismaele.

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