sabato, Luglio 27, 2024

La memoria del terremoto
diventa oggetto di design

SARNANO - L'opera realizzata dalla sezione arredo dell'Ipsia "Frau" in mostra a Fano

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Alcuni degli studenti dell’Ipsia “Frau” in mostra a Fano

Sarà aperta fino al 31 gennaio la mostra “In Between/wipe out design (Art vs. Design)”, prodotta e organizzata dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, in collaborazione con l’Ipsia “Renzo Frau” di Sarnano e patrocinata dalla scuola di design del Politecnico di Milano e dall’assessorato alla cultura del comune di Fano, nelle storiche sale della Galleria Carifano di Palazzo Corbelli, a Fano. “Wipe out design”, giunto alla sua terza edizione, è un progetto no-profit con esplicite finalità didattiche, che si pone come obiettivo di stimolare la riflessione su un nuovo concetto dell’abitare.

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Sono esposti in mostra sette prototipi d’arredo in tiratura unica, con i relativi concept grafici che ne sottolineano l’artigianalità made in Italy, e “Cretto”, un’inedita realizzazione nata in collaborazione con l’Ipsia “Renzo Frau”, sezione arredo e forniture d’interni della sede di San Ginesio, che propongono tutti una nuova interpretazione del paesaggio domestico attraverso il connubio tra la forte valenza simbolica dell’opera d’arte e la funzionalità propria dell’oggetto di design. «Cretto è un omaggio al “Grande Cretto di Gibellina” di Alberto Burri, una delle più grandi opere di land art, realizzato nel luogo in cui sorgeva la cittadina siciliana che fu completamente distrutta dal terremoto del Belice del 1968. Terremoto che ha segnato anche queste terre marchigiane nell’agosto 2016» ha spiegato Cristina Stuto, docente di storia degli stili dell’arredamento e responsabile del progetto/workshop grazie al quale gli studenti del “Frau” hanno dato vita alla loro opera in mostra. «L’intento di Burri era quello di costruire un monumento della memoria e l’operazione fu quella di racchiudere le macerie, e quindi le vite, i sogni, le speranze, le sofferenze dei miei conterranei siciliani, all’interno di una enorme colata di cemento, come se si trattasse di “sudario bianco” che copre tutto, ma che lascia in vista i vicoli e le strade come profonde ferite del terreno – continua la Stuto – “Cretto” è memoria dell’esperienza vissuta, di quel terremoto che ha scosso le nostre anime e allo stesso tempo fortificato le nostre relazioni di comunità. Ecco perché ogni singolo elemento d’arredo che lo costituisce vive in modo autonomo, inserito in un qualsiasi contesto assolve la funzione che custodisce al suo interno (contenitore, tavolo, seduta), ma trova la sua giusta collocazione quando è a sistema con gli altri elementi, formando così un tutt’uno, attratto dal punto focale, la lampada, che è speranza».

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Il progetto “Cretto” ha coinvolto dieci studenti della sezione arredo insieme a un team di docenti, oltre alla Stuto, la professoressa Claudia Contigiani e il professor Roberto Di Dionisio, al tecnico di laboratorio Antonio Falcioni e a un esperto esterno, ex studente dell’Ipsia “Frau” Erjon Zaka, oggi iscritto alla facoltà di architettura dell’università di Camerino. «Cretto per la sua valenza simbolica si colloca proprio a metà strada tra arte e design – ha commentato Zaka – E come opera d’arte non le si può dare un’occhiata fugace, è inevitabile esaminarla ed esplorarla, e nel gioco della scoperta ci si rende conto che la fredda scocca esterna racchiude un’anima». Ogni aspetto è stato pensato e studiato all’interno del laboratorio della sede di San Ginesio.

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«Per l’involucro esterno – ha spiegato Di Dionisio – l’obiettivo era ricreare l’effetto materico del Cretto, e varie sono state le sperimentazioni. La scelta è ricaduta sugli elementi base dell’imprimitura, tecnica utilizzata per il supporto: gesso di Bologna e colla di coniglio. Questi, opportunamente miscelati, hanno dato vita a quell’effetto cemento sperato». «Il Cretto dell’Ipsia “Frau” – ha commentato la dirigente scolastica Ida Cimmino – è un’opera di creatività, ingegno e manualità, di cultura e artigianato che incarna in modo perfetto lo spirito del made in Italy  e che ribadisce con forza l’importanza e la valenza della formazione professionale, imprescindibile sul territorio e sul tessuto sociale marchigiano. Una formazione in cui i giovani e le famiglie dovrebbero credere di più».

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