Conosci Fortnite? Probabilmente ci hai giocato almeno una volta o hai sentito i tuoi amici, appassionati di videogiochi che ne parlavano. O forse anche tu hai affrontato più e più volte le sfide che propone ma sai cosa nasconde?
«i ragazzi e le ragazze possono giocare gratuitamente, ma sono stimolati a spendere soldi oltre che tempo per avanzare nel gioco, come fanno i loro beniamini su youtube». Lo spiega Paolo Nanni, comunicatore dell’Asur 3 che si terrà domani, martedì 13 novembre, una conferenza dal titolo: “Videogioco Fortnite: tra incanto ed inganno”. L’iniziativa è promossa dalla Scuola Primaria “A. Frank” di Pollenza e si terrà dalle 18.20 alle 20 nell’auditorium dell’Istituto comprensivo “Vincenzo Monti”.
Sono invitati a partecipare tutti i genitori vista l’importanza dell’argomento e l’influenza che le nuove tecnologie hanno nella vita quotidiana e scolastica dei propri figli e delle proprie figlie.
«L’era digitale contiene molte insidie – prosegue Nanni – il motivo è che con una transizione brevissima, di appena 15-20 anni, abbiamo acquisito e diffuso su larga scala strumenti molto potenti e suggestivi. L’emozione che può dare l’uso dei social, dei videgiochi, degli applicativi, delle risorse in rete, è molto coinvolgente e rischia di abbattere il nostro spirito critico e razionale. Sono cose arrivate all’improvviso, senza che nessuno si sia preparato bene a capirle e gestirle». Da qui la preoccupazione dei genitori e degli adulti che sono per primi preoccupati ma spesso sottovalutano l’impatto sui loro figli che accedono a uno smartphone o a un tablet già molto piccoli (l’età media è 11 anni) ma usano un pc o una consolle per giocare ancora prima.«Anche per gli adulti si è ridotto il tempo per pensare alle conseguenze di quello che si fa. Insomma da una parte gli adulti hanno pregiudizi sui videogiochi, che non è vero che atrofizzano il cervello, bensì sono strumenti di comunicazione come altri. Dall’altra parte, però, fanno bene a preoccuparsi perché la forza suggestiva dei videogiochi è molto aumentata negli ultimi anni. Anche gli adulti giovani, quelli che in tanti hanno giocato e tuttora lo fanno, pensano solitamente ai videogiochi in modo “vecchio” cioè come di un dvd che si compra e poi si mette nel pc o nella consolle e lì si gioca. Non è più così, i videogiochi ormai non puntano a vendere copie ma a vendere contenuti costantemente, con tecniche di vendita molto subdole, sono diventati una esperienza molto più estesa, nel tempo e nel coinvolgimento emotivo. Creano fenomeni, aiutati dai gamers, cioè gli youtuber che li giocano in streaming, ed il caso di Fortnite è esemplare».