L’intervista a Osvaldo Messi, sindaco di Appignano, è stata realizzata dalle classi quinte della scuola primaria “Dante Alighieri” di Appignano coordinate dalla maestra Daniela Smorlesi
Come si chiama? Quanti anni ha? Dove abita?
Mi chiamo Gianni Palazzesi, ho 62 anni e vivo ad Appignano.
Quale lavoro svolge?
Sono un’elettricista e mi piace scrivere poesie.
Quante poesie hai scritto?
Ho scritto circa 250 poesie. I primi componimenti li ho composti da 18 anni a 22 anni, poi ho ripreso a scrivere sette anni fa.
Quali sono gli argomenti che la ispirano di più?
Non c’è un argomento in particolare che mi ispira. La mia poesia nasce da ciò che vedo, mi colpiscono molto gli eventi della natura come la pioggia, il vento, il mare, la neve, il terremoto… Parecchie poesie riguardano appunto il terremoto e la prima che scrissi faceva riferimento all’evento sismico del Friuli nel 1975, quando ero militare.
Tra tutte le poesie che hai scritto, quale preferisce?
È difficile dire quel è la poesia che preferisco, perché ognuna è un pezzo di ciò che ho dentro di me.
Le è capitato di scrivere poesie in un’altra lingua?
Ho provato a scrivere una poesia in dialetto appignanese in occasione di un concorso, ma è stato difficilissimo.
Ha partecipato a concorsi di poesia? Come è andata?
Negli ultimi anni, spinto dagli amici, ho partecipato a molti concorsi. Il più importante è il premio nazionale “Alda Merini” a Catanzaro, dove, lo scorso anno, mi sono classificato tra i primi dodici poeti. Una grande soddisfazione!
Ha un poeta famoso a cui si ispira?
Quando scrivo non mi ispiro a nessun poeta. Amo Pablo Neruda e Garcia Lorca.
Quando ha iniziato a scrivere poesie?
Ho iniziato a scrivere quasi per gioco, poi ho proseguito, come dicevo prima, seguendo il consiglio degli amici. Poiché a scuola non ero molto bravo in italiano, quando scrivo una poesia impiego molto tempo a studiare e a ricercare le parole giuste che esprimono al meglio le mie emozioni.
Chi è il poeta secondo lei?
Il poeta è una persona fortunata, perché riesce a vedere cose che gli altri non vedono. Il poeta entra nell’immagine come un lettore entra nel libro senza fermarsi alla copertina.
C’è un posto dove scrive che la ispira particolarmente?
No, non ho un posto particolare dove scrivere le mie poesie. Scrivo dove capita, anche nel furgone con cui vado a lavorare, nella sala d’attesa di un ospedale… Appunto i miei pensieri su un taccuino che poi rielaboro successivamente. Un giorno ad esempio ho assistito ad una scena che ha subito catturato la mia attenzione: una macchina ha schivato un bambino che seguiva la madre trascinando un canotto, mentre attraversava la strada. Quell’immagine ha fatto nascere in me una poesia che ho intitolato “Con gli occhi di un bambino”.
Qual è la prima poesia che ha scritto?
Le prime poesie che ho scritto sono tutte sentimentali, dedicate alla mia futura moglie. Alcune le ho usate proprio per conquistare il suo cuore.
Qual è l’ultima poesia che ha scritto?
L’ultima si intitola “La prima rondine” e parla di una rondine che ho visto domenica. Era sola e disorientata dal freddo.
Ad Appignano la conoscono come poeta?
Pochissime persone sanno che amo scrivere poesie. Qualcuno mi conosce come poeta perché segue il mio profilo facebook dove pubblico tutte le mie poesie, appena nascono.
Ha pubblicato un libro di poesie?
Ho pubblicato il libro “Frammenti di incertezza” dove ho scelto solo alcuni dei miei componimenti. Ora sto preparando un libro di “fotopoesie”, ossia un libro con poesie e foto dei luoghi, degli eventi e delle persone che mi hanno ispirato.
Quanto tempo impiega per scrivere una poesia?
Il tempo per scrivere è molto variabile. Spesso scrivo velocemente, anche in sei, sette minuti. Altre volte impiego anni.
Quando legge le sue poesie che cosa prova?
Ci sono alcune poesie che mi commuovo ogni volta che le leggo, come “Ho visto piangere mia madre” perché rivivo quel ricordo come se accadesse in questo momento.
Oltre alle poesie scrive anche dei racconti?
In occasione dei 130 anni della nascita del Carlino, ho partecipato ad un concorso con una storia interessante “Un grande amore” che poi ho anche pubblicato. Parla della guerra tra Bosnia ed Erzegovina e le protagoniste sono due ragazze, Malena e Ludmilla.
Prima di andare via, Gianni ci ha letto alcune sue poesie e ci ha rivelato di essere stato colpito da questa intervista. Ci ha confidato che in lui stavano già nascendo dei versi. E la sera stessa con un messaggio su Messenger di Facebook è arrivata alla nostra maestra la poesia. Era pronta!
Ritornavo a scuola
(Fermavo il tempo)
Ritornavo a scuola
chi l’avrebbe mai detto
dopo cinquanta anni…
ritornavo tra i banchi.
Gelido mattino
di un’esitante primavera,
come allora
scalavo a fatica le scale.
Timido, entravo in aula,
guardai uno a uno gli alunni
assente Alfonso, il mio compagno di banco
sorrisi…ero fuori tempo.
Piccoli reporter
formulavano domande,
aprivo la porta al passato
ero poeta e ingenuo bambino.
Spontaneo come da alunno
felice rispondevo,
ero fuori tempo
declamavo e il tempo fermavo.
La Poesia dalla sua levita’ la sua forza trae ed al ciel s’innalza per l’Umanita’ salvare.