di Carlo Vesprini*
Ha una forte impronta sociale la decima edizione della gara podistica organizzata dall’istituto Eustachio Divini e dall’ Ipsia Don Enrico Pocognoni, che ha deciso di incentrare il grande evento, ormai un classico che ogni anno coinvolge l’intera cittadinanza, sul tema della disabilità con la partecipazione di un ospite d’eccezione come testimonial: Manuel Trebbi, atleta paraolimpico che ha dovuto subire l’amputazione di una gamba a causa di un incidente avvenuto un anno fa. E’ questa mattina il protagonista di un incontro con studenti e studentesse per parlare di “Disabilità e sport” come dice il titolo dell’incontro.
Cosa l’ha convinta a venire a San Severino?
Mi ha contattato Livio Poleti (uno degli organizzatori ndr), chiedendomi se mi andava di parlare di sport e disabilità agli studenti, non c’è stato bisogno di pensarci per dire sì.
Cosa vorrebbe trasmettere agli studenti?
Mi piacerebbe ricordargli che un pezzo per volta si arriva ovunque e che non tutto il mal vien per nuocere.
Quanto può essere importante lo sport per trasmettere il suo messaggio?
Lo sport è una passione che richiede impegno e costanza, che sono le due cose fondamentali per vivere al massimo.
Come è cambiata la sua vita dopo l’incidente?
Prima ero una persona molto attiva, ora lo sono ancora di più, non riesco a stare proprio fermo, ho una voglia di vita che porta via l’aria.
C’è mai stato un momento buio in cui pensava di non riuscire a risollevarsi?
Ci sono stati momenti in cui non riuscivo a pensare altro che al dolore fisico o mentale, ho avuto dei brutti attacchi di panico, non ho parlato con nessuno per qualche giorno, ma non era finita, ho grandi amici ed ho avuto la fortuna di trovare sempre un barlume di speranza. Se fai, la vita ti da modo di fare.
Come è riuscito invece a risollevarsi? E in questo la musica è stata importante?
Sostanzialmente è stata una conseguenza spontanea agli obbiettivo che volevo raggiungere, ho avuto l’incidente il 16 aprile 2017, l’8 giugno dello stesso anno ero a Londra per l’addio al celibato di un amico, il 10 giugno l’ ho accompagnato all’altare come testimone. La musica ha avuto un ruolo marginale, anche se tornare a fare il dj in giro per l’Italia (nel mio tempo libero) ha sicuramente contribuito a farmi sentire più sereno con me stesso.
Una delle prime cose da recuperare è la sicurezza in se stessi, c’è del lavoro da fare, per rimettersi in sesto del tutto, ma poi si va “abbomba”.
Perché ha cominciato a correre?
Prima ho fatto tutt’altri sport, nuoto, karate, break dance ecc., ma la voglia di correre mi è venuta un mese e una settimana dopo l’incidente. Alla mia prima corsetta da amputato, beh l’emozione mi è rimasta così impressa, che nei mesi sucessivi mi sono deciso ed ho iniziato a farlo a livello agonistico, per l’esattezza a ottobre e a marzo ho vinto una medaglia d’argento ai nazionali indoor paralimpici sui 60m.
Cosa hai imparato dall’esperienza della disabilità?
Nel mio caso, sono diventato più sensibile, socievole con tutti, le mie priorità nella vita si sono orientate a una felicità diversa da quella che cercavo prima.
*Carlo Vesprini Studente del liceo classico “Leopardi” di Recanati. Articolo scritto nell’ambito del progetto Alternanza scuola lavoro