Ivan Cottini torna tra i terremotati
e racconta la sua malattia:
«Scelte coraggiose per realizzare sogni»

Ivan Cottini torna tra i terremotati
e racconta la sua malattia:
«Scelte coraggiose per realizzare sogni»

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INTERVISTA al modello e ballerino che si questa mattina ha incontrato studenti e studentesse a San Severino, in occasione della decima podistica

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Manuel Trebbi e Ivan Cottini con gli studenti e le studentesse dell’Itis Divini

di Carlo Vesprini*

La sclerosi multipla è, purtroppo, una malattia diffusa e si sentono spesso storie di persone affette da questo male. Certamente quella di Ivan Cottini, ex modello e ballerino che si è esibito anche ad Amici però è unica, per come ha affrontato la sclerosi con cui convive da molti anni e per il coraggio sconcertante che dimostra nella scelta di sospendere le cure per venire questa mattina a San Severino a parlare di fronte agli studenti e alle studentesse dell’istituto Eustachio Divini e dell’ Ipsia Don Enrico Pocognoni, riguardo il tema disabilità e sport.

Perché ha accettato l’invito a venire a San Severino?
Ho accettato ben volentieri (andando anche contro i miei famigliari perché per essere lì dalla mattina alle 9 fino alla serata di Gala devo rinunciare ad alcune terapie e rivedere il mio piano terapeutico, oltre allo stress fisico di 24 ore fuori casa) perché è importante portare ai ragazzi storie di vita come la mia in cui si abbattono continui ostacoli ogni giorno. E in più vengo anche per l’ evento serale per sostenere e manifestare vicinanza ai terremotati ai quali sono vicino da sempre. La scorsa estate avevo fatto con una troupe una serie di reportage per la tv andando proprio in alcune zone del cratere e portando alla luce le storie delle persone colpite dal sisma.

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Ivan durante la visita alle città terremotate

Oggi si è rivolto ai giovani: quanto pensa che possa essere importante durante la giovinezza conoscere storie di sofferenza, ma anche di rivincita, come la sua?

È importante e di grosso stimolo per i giovani di oggi che sono molto passivi e bloccati. La mia storia deve portarli a riflettere che la vita è fatta di scelte, né giuste né sbagliate, ma coraggiose e che c’è tanto da sudare per raggiungere un obiettivo o un sogno.

Come è cambiata la sua relazione con il corpo dopo la diagnosi?

I primi dieci mesi è stata durissima, infondo anche io sono un umano vulnerabile. Avere quella diagnosi a 27 anni e in più iniziare a sentir il corpo cambiare, mutare, perderne in parte la funzionalità mi mandò molto giù e con me anche tutti i miei famigliari. Persi il lavoro da modello, la fidanzata, insomma un mattone sull’ altro. Ma poi non so che scattò nella mia testa, durante un lungo ricovero di un mese a Milano ho chiuso gli occhi e mi sono detto che ero pronto. Oggi sono così e mi sento preparato per riprendermi e tornare a sognare. Ho in mano la regia della mia vita. Quella sera in ospedale nel mio piano, per festeggiare il mio ritorno, organizzai il primo toga party (ero riuscito a coinvolgere persino gente di 80 anni a prendersi il proprio lenzuolo e legarselo addosso). La cosa fece il giro d’ Italia: io ero tornato!

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Un momento del toga party

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Ivan in toga

E che relazione ha invece con la malattia? Rabbia? Accettazione? O altro?
Io rabbia non l’ho mai avuta e se sono ripartito e tornato a sognare è forse proprio perché non ho ancora accettato l’idea di essere malato. Forse è proprio questa la mia forza: la non accettazione.

Come ha reagito quando la sua ex fidanzata la lasciò?
Io credo che nell’ insieme delle cose fu quel che mi destabilizzò di più in quel momento, perché tanti anni si sono cancellati di botto e in quella situazione per altro, senza avere poi tante spiegazioni e grosse opportunità di confronto. Solo in seguito capii che fece una scelta che a 20 anni ci può anche stare. Era consapevole della mia diagnosi e di cosa le poteva aspettare in futuro con me e scelse di farsi da parte. Scelta giusta o sbagliata non sta a me dirlo.

Si può dire che è stata Valentina, la sua attuale compagna, a salvarla?
Assolutamente no, io mi sono salvato da solo. Valentina è subentrata dopo. Si può dire che io ho smesso di aver paura e pensar al mio futuro con la sclerosi quando è nata mia figliaViola, da lì non ho più temuto cosa ne sarebbe stato di me.

Ha paura per le difficoltà che la malattia può portarle in futuro?
Non voglio pensarci al futuro, anche se detta così da un padre con figlia stona come cosa. Io vivo nell’ oggi e nell’ oggi cerco di far il possibile per far sorridere Viola e la mia famiglia anche se è molto dura specialmente per i miei cari.

C’è qualcosa di positivo che ha imparato dalla malattia o non c’è nulla di buono?
Sicuramente la malattia e la mia condizione mi hanno reso una persona migliore, più attenta a ciò che mi circonda e ha tirato fuori una sensibilità verso gli altri che prima non avevo.Osservando il mondo da seduti si vedono e scoprono cose nuove che prima stando in piedi e sempre di corsa non vedevo.

Hai incontrato diversi personaggi famosi, come il papa o Mattarella. Chi l’ha colpita di più?

Salvini, Boldrini,  direi che li ho incontrati tutti. Ma credo che l’incontro col Papa per l’emozione e il brivido è stato quello che ti cambia la vita. Con Salvini e Boldrini sono stati incontri più formali e istituzionali. Mattarella invece fu l’incontro che non ti aspetti. Un gran signore e un grande animo umano. Mi ha fatto sentire come a casa e addirittura si è aperto a me come fossimo due vecchi amici. Mi ha raccontato del suo dolore privato, prima per la perdita del fratello, poi della moglie.

*Carlo Vesprini studente del liceo classico “Leopardi” di Recanati. L’articolo è stato realizzato nell’ambito del progetto Alternanza Scuola Lavoro



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