Immaginiamo per un momento di svegliarci la mattina e di avere di fronte a noi una giornata da passare visitando botteghe e negozi, esplorando parchi e giardinetti, partecipando a laboratori didattici o semplicemente passeggiando: non sarebbe bello? Immaginate di non dover più star confinati all’interno di classi buie, con sedie scomode e banchi piccoli, ma di poter passare i momenti più belli della giornata all’aperto, in giro per le vie del centro, ricco di storia e di cultura.
Tutto questo è ciò che i professori Paolo Mottana e Giuseppe Campagnoli hanno scritto nel loro ultimo libro, “La città educante”, di cui abbiamo ascoltato la presentazione giovedì scorso all’Università di Macerata. Infatti stiamo passando un periodo proprio fuori dalla nostra scuola, per comprendere come vanno le cose al di là delle aule scolastiche, dal vivo, e abbiamo l’occasione di stare a fianco ai professori e agli studenti universitari in una esperienza di Alternanza scuola-lavoro.
La professoressa Donatella Pagliacci, che ha parlato per prima, ha sottolineato la distanza tra la scuola e la vita vera. Secondo lei, infatti, andrebbe rafforzato il rapporto tra la città e i ragazzi, ma anche tra maestro e alunno, con un insegnamento volto a guidare e sostenere tutti i talenti e le difficoltà.
In seguito, il professor Raffaellino Tumino ha sottolineato come la passione per ciò che si fa, facilita l’apprendimento e che i risultati reali e pratici gratificano molto di più rispetto a quelli teorici.
Non sarebbe bello conoscere la natura, guardarla con i propri occhi, toccarla con le proprie mani, sentirne gli odori e provarne i sapori, ascoltarne i suoni e i rumori, invece che studiarla solo sui libri di scuola? Non sarebbe altrettanto bello lavorare dal panettiere, anche solo per un giorno, affiancandolo nel suo lavoro, a comprendere i fenomeni chimici della lievitazione, a fare i conti tra costi, ricavi e guadagni, a sperimentare come si gestisce un negozio e come si interagisce con i clienti, piuttosto che rimanere in casa a fare i compiti?
Infine ha preso la parola il professore e autore del libro, il professor Paolo Mottana, spiegando come un mondo senza strutture scolastiche, senza limiti nelle modalità adottate per l’apprendimento e senza insegnanti “arrabbiati”, possa essere più vivo e felice per qualsiasi studente; come un mondo senza voti e valutazioni, inferte talvolta come punizioni, possa essere più di aiuto ad alunni e alunne, per la loro crescita culturale e personale, senza metterli inutilmente in ansia, senza identificarli con un voto. La maturità, infatti, non dovrebbe essere la conseguenza solo di anni e anni di studi teorici, talvolta noiosi e ripetitivi, ma l’accumulo di esperienze concrete e di riflessione su di esse in età scolastica, per una migliore preparazione della persona al rispetto di sé e degli altri.
Ma i maestri e i professori che fine farebbero? Assumerebbero maggiormente il ruolo di “mentori”, delle vere e proprie guide, ai quali chiedere un consiglio in ogni momento, dai quali andare e tornare continuamente per organizzare le proprie giornate e i propri percorsi di crescita.
Al termine della presentazione si è svolto un dibattito sugli argomenti trattati, tra gli esperti e il pubblico, nel quale è intervenuto anche il vicesindaco della città di Macerata, Stefania Monteverde, sottolineando alcuni sforzi che la città sta facendo per divenire educante, ma anche alcune difficoltà. Tra il pubblico sono sorte domande sulle possibili applicazioni dell’utopica idea di “città educante” al centro del libro presentato, trovando una risposta nelle parole del professor Mottana: “anche solo arredando diversamente le scuole si potrebbe migliorare la condizione degli studenti, così da renderle più comode e accoglienti: via le file dei banchi ma comodi tavoli di lavoro comune, via le seggioline scomode ma divani, tappeti e cuscini”
Possiamo ben dire che sono stati trattati temi variegati ed interessanti anche ben oltre il solo tema dell’educazione, dalla politica alla psicologia, passando per la filosofia, con il fine ultimo per tutti i presenti di far sì che una “città educante” o meglio, un territorio educante, possa realmente sorgere anche dalle nostre parti.
Articolo di Alessandro Acquaroli e Gianluca Petracci, studenti del Liceo Scientifico in Alternanza scuola-lavoro all’Università di Macerata,alla cattedra di Psicologia dello sviluppo e Psicologia dell’educazione
Alessandro Acquaroli Dario Pierini Riccardo Pio. Ma chi l’avrà mai scritto…
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