di Paola Nicolini
Non passa giorno, dallo scorso 24 agosto, che nelle nostre zone le persone non sentano un’oscillazione, un rumore, un tremore, un dondolio e non sobbalzino, non osservino il lampadario, non cerchino conferma nello sguardo degli altri, non verifichino sul sito dell’Ingv.
Non passa giorno che, nel nostro spostarci a piedi, osserviamo le crepe di quel che non è andato giù, a controllare che non si siano allargate, perché la terra trema ancora, poco, ma trema ancora, tutti i giorni, dalle nostre parti.
Non passa giorno che, andando per strada, ci si incontri con un amico o un’amica che non vediamo da un po’ e si chieda: “Come stai? Hai avuto danni alla tua casa? E la tua mamma, nell’entroterra? Hai sentito qualcosa questa notte? A me è parso di avvertire una scossetta, piccola eh, però mi sono svegliata col batticuore”.
Non si sentono tanti lamenti, non c’è chi piange in pubblico o alla televisione. Molti hanno ripreso a lavorare con il po’ che è stato salvato dalle scosse, alcuni stanno provando a cambiar vita, cercando nuove radici un poco più in là dagli epicentri. Tutti i bambini come te, via via, sono tornati a scuola, anche se la scuola non è più la stessa di prima.
Giornalmente ci sono incontri, eventi, attività con una miriade di piccoli e grandi volontari, pronti a dispensare un po’ di informazione, di distrazione, di supporto logistico, di idee per riprendere e andare avanti, di semplice allegria senza un perché, o forse qualche piatto caldo fatto in casa, con dedizione.
Le ferite nella terra sono ancora ferite delle nostre anime, siamo ancora tutti un po’ scioccati e frastornati.
Il resto del mondo nel frattempo è andato avanti, ma una parte di noi si è fermata lì. Siamo esseri umani, va bene così.
Tra i tanti appuntamenti, questo pomeriggio alle 14 alle 17 Unimc propone un incontro sulla sicurezza a scuola che fa parte di un ciclo inaugurato a febbraio.