venerdì, Novembre 22, 2024

La rivoluzione a scuola
parla inglese

L'apprendimento di varie materie in lingua sembra avere un' accelerazione negli istituti superiori attraverso l'utilizzo del Clil (content language integrated learning). In provincia un progetto che coinvolge 6 scuole portato a Roma in occasione dell'accordo tra ministero e British Council

Donatella Donati
Donatella Donati

di Donatella Donati

Suppongo che l’acronimo Clil il cui significato è Content Language Integrated Learning (apprendimento integrato di lingua e contenuto) sia veramente sconosciuto alla maggior parte dei nostri lettori. Eppure esso indica una audace rivoluzione che sta avvenendo nella scuola italiana e che presto rappresenterà un modello nuovo di formazione dei nostri studenti. Da più tempo si parla dell’importanza di una lingua comunicativa comune nei rapporti culturali politici e sociali in genere. Si rileva con dispiacere che molti luoghi turistici del nostro paese hanno personale impreparato a rapportarsi con il pubblico proveniente da vari luoghi della terra, pubblico che è già attrezzato ad usare una lingua comunicativa ormai internazionale, l’inglese. Operatori nel settore della cultura e del sistema turistico, su cui si vuol far poggiare il benessere del nostro futuro, all’atto pratico non sanno come rispondere alle più comuni richieste di cittadini stranieri che vengono in Italia, per la semplice ragione che non conoscono l’inglese. Alcuni di essi ancora si giustificano dicendo che sanno fare ricorso a gesti mimici di facile interpretazione ma di fatto lasciano scontento l’interlocutore. Inoltre risulta che giovanissimi lavoratori italiani che sono a Londra, in genere come pizzaioli, fanno fatica a imparare l’inglese.

donatiQuale può essere la soluzione? Non certo quella realizzata dalla non mai rimpianta ministra Gelmini che ridusse le ore di lingua straniera nelle scuole superiori, ma quella invece di accettare la lingua inglese come veicolo comunicativo internazionale. La politica attuale introduce l’insegnamento in lingua inglese di tutte o di parte delle discipline in alcune sezioni e in alcune classi dalla scuola media fino agli istituti superiori. A questo serve il Clil, a preparare insegnanti di qualunque ordine e grado di scuola a fare le loro lezioni in inglese, introducendo in intere sezioni l’uso dei libri in lingua, della conversazione, dell’ascolto e dell’apprendimento. Vi stupirà sapere che a Macerata già esistono sperimentazioni di questo genere e, cosa veramente rimarchevole, su decisione di un consiglio di istituto è stata costituita una sezione di scuola media apposita al Convitto Nazionale. Il dirigente Ferdinando Romagnoli ha affermato che le iscrizioni sono cresciute molto positivamente quando questa sezione speciale è stata offerta alle famiglie e a suo dire se ne potrebbe creare anche una seconda tante sono state le richieste. Il problema che si pone è la preparazione degli insegnanti, ma già funzionano all’università di Macerata corsi obbligatori di formazione linguistica e quelli che vi hanno partecipato insegnano la loro disciplina in inglese in alcuni istituti superiori della nostra città. La professoressa Maria Enrica Cerquoni, coordinatrice di un progetto che coinvolge una rete di 6 scuole nell’area che comprende anche Recanati, ha partecipato con gli altri docenti aderenti ad una riunione avvenuta a Roma nell’ambasciata inglese, sull’Esquilino, per un accordo tra il British Council e il ministero dell’Istruzione.

scuola
In classe (foto d’archivio)

Ai 100 professori presenti provenienti da tutta Italia e primi esecutori del progetto è stata consegnata una valigetta con novanta libri in lingua inglese di argomenti vari e interessanti scelti tra quelli più semplici e adattabili all’interesse degli studenti, naturalmente in vari campi del sapere. Questi libri costituiscono il primo nucleo di una biblioteca in lingua inglese nelle classi dove il progetto è realizzato dalla cosiddetta ‘Clil team’ che vede lavorare fianco a fianco docenti di inglese e di altre discipline. Prima di arrivare al Clil sono state ascoltate anche le considerazioni contrarie e qualcuno ha addirittura proposto l’esperanto come lingua universale, qualcuno si è opposto al predominio dell’inglese ma bisogna riconoscere in modoobiettivo che è necessario mettere tutti i giovani del mondo in relazione tra loro attraverso una lingua comune perché possano poi usarla ovunque si  troveranno, con chiunque avranno rapporti, con le più importanti istituzioni scientifiche, in poche parole con tutti i Paesi del mondo. Per noi italiani che siamo tra i popoli meno attrezzati a parlare varie lingue, anche in ragione delle caratteristiche della nostra lingua così piana e armoniosa , sarà un salto di qualità e in ragione di un transfert tra le due lingue, ne trarrà vantaggio anche la lingua italiana perché si avrà più chiarezza dei significati e più comprensione delle sue espressioni. Chi volesse vedere i prodotti finali delle network scolastico può visitare il sito sharingborders2016.wordpress.com.

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