di Paola Nicolini*
Questa notte che paura! Svegliati nel mezzo del nostro sonno mentre la casa balla e la terra trema. Sono certa che stanotte ti sei svegliato nel bel mezzo del sonno, perché il tuo letto ballava e in casa qualche oggetto è caduto, le porte di qualche armadio si sono aperte, il cane abbaiava come se fosse impazzito. Immagino che i tuoi genitori siano subito corsi da te, per rassicurarti e forse per portarti fuori casa, perché all’aperto ci sono meno pericoli di venire investiti dagli oggetti che cadono e perché ci si fa coraggio e compagnia nel trovarsi con gli altri, in strada, a condividere i racconti e a smaltire un po’ di paura. Eh sì, tanta paura! Perché non sappiamo bene cosa stia succedendo e sentire la casa che trema e fa strani rumori è proprio impressionante.
Nella nostra zona non ci sono stati danni gravi, ma poi via via sono arrivate le notizie dai telegiornali. In alcuni piccoli paesi, non troppo lontani da noi, molte abitazioni sono cadute, qualcuno dice che non c’è più nemmeno un riparo. Le immagini mostrano le rovine, la polvere, i soccorsi, le persone che piangono perché hanno perso tutto e temono che anche qualche amico o qualche parente non si sia salvato. La notte rende tutto più impressionante e incerto, anche i grandi sembrano tutti un po’ confusi, storditi, turbati. Con le prime luci del giorno arrivano però anche i soccorsi, si vedono gli esperti e i volontari al lavoro, persone davvero competenti e speciali, pronte ad aiutare chi ne ha bisogno, in momenti come questo. Tutti danno una mano per assistere le persone e portare un po’ di conforto: un tè caldo, una coperta, anche un abbraccio fanno bene, in questi momenti. Il terremoto, questo è il fenomeno che ha avuto luogo questa notte, è un evento naturale, nel senso che fa parte dei normali processi evolutivi del nostro mondo.
A noi sembra che la terra sia ferma, ma in realtà ci sono movimenti continui, dovuti a diverse cause. Una di queste cause è costituita dall’energia che si accumula gradualmente all’interno della crosta terrestre e si sprigiona improvvisamente. Per capire cosa significa, prova a spingere due palline una contro l’altra. Se spingi molto forte alla fine le palline saltano via, perché tra di esse si è creata una pressione che si libera in un sol colpo. Potremmo dire che quel salto fa tremare la terra che si trova intorno e così noi percepiamo la scossa di terremoto. Le scosse si susseguono quasi tutti i giorni, ma per fortuna esse di norma sono di bassa intensità, tanto che noi esseri umani non le sentiamo proprio. Ci sono anche altri tipi di terremoto, meno frequenti dalle nostre parti, ad esempio quelli legati all’attività dei vulcani e, in genere, sono di minore intensità. Ci sono poi i terremoti di crollo, anche quelli meno frequenti e più superficiali; sono tipici di territori che sono definiti carsici, dalla tipologia delle rocce che li formano, sono dovuti al crollo di grandi volte nelle cavità sotterranee.
Il terremoto, per le persone che lo percepiscono, è comunque un “evento traumatico”, un’esperienza negativa che può farci sentire minacciati nella nostra sicurezza, nel nostro stato di salute, nella tranquillità delle nostre abitudini giornaliere. È normale, in queste situazioni, provare paura, senso di impotenza, angoscia, confusione che possono però scomparire in breve tempo, grazie anche al supporto e alla vicinanza delle persone che sono per noi affettivamente importanti. Primi fra tutti i nostri familiari. In momenti come questo è importante:
- trovare il tempo e la tranquillità necessari per stare insieme e parlare di quello che abbiamo vissuto, delle emozioni che abbiamo provato;
- trovare qualcuno che risponda alle tue domande, non ti preoccupare se sono ripetitive e insistenti, finché non ti sentirai di aver esaurito i tuoi dubbi e le tue incertezze;
- rispettare le emozioni e le paure, anche se quelle del tuo fratellino o della tua sorellina possono persino sembrare eccessive o assurde;
- stare insieme ai propri familiari, evitando separazioni a meno che non sia strettamente necessario;
- dedicarsi insieme ad attività rilassanti, come leggere una fiaba, passeggiare, giocare, ascoltare la musica.
Puoi dire ai tuoi genitori di:
- ascoltare i bambini quando desiderano parlare, accogliendo le loro domande e fornendo risposte chiare e semplici;
- aiutare i piccoli a dare un nome alle emozioni, per riuscire a definirle e a governarle;
- rassicurare il tuo fratellino sul fatto che è del tutto normale sentirsi tristi e arrabbiati per quel che è accaduto e che non ci si deve sentire “cattivi” o “sbagliati” se sperimentiamo queste emozioni È normale avere paura, in momenti come questo, e perciò questa notte, in una situazione così particolare, potrai chiedere ai tuoi familiari di dormire insieme e magari di lasciare una lucina accesa, perché… non si sa mai.
*Paola Nicolini, psicologa dello sviluppo e dell’educazione, Università di Macerata