Si sono conclusi a ritmo di samba, la popolare danza brasiliana, i giochi olimpici di Rio 2016. La 31esima edizione della più importante manifestazione sportiva del mondo ha regalato momenti di intensa attività agonistica e grandi emozioni, dove ogni paese si unisce per tifare gli atleti della propria nazionale nel rispetto dell’etica sportiva. Lo spirito della gara è infatti animato dalla celebre frase attribuita al fondatore dei Giochi, Pierre De Coubertin: “L’importante non è vincere ma partecipare”.
A Rio gli atleti azzurri tornano a casa con un ricco bottino: 8 ori, 12 argenti e 8 bronzi, che ci hanno permesso di conquistare il nono posto ed entrare così nella top ten. Sul podio la Cina, terza con 70 medaglie, la Gran Bretagna, seconda con 67 medaglie (ma con più ori rispetto alla Cina) e infine gli Stati Uniti che hanno fatto il vuoto dietro di loro conquistando ben 121 medaglie. Molti fanno notare però che se l’Europa garaggiasse non con singoli paesi ma sotto la bandiera dell’Unione Europea non ci sarebbe competizione. Gli stati membri dell’Unione tutti insieme hanno infatti guadagnato ben 261 medaglie, più del doppio di quelle degli Usa. Tra le migliaia di campioni presenti a Rio anche una piccola grande rappresentanza delle Marche, alcuni dei quali sono riusciti a portare a casa una bella medaglia.
Ma partiamo con ordine tributando il primo saluto al grande assente della competizione, Gianmarco Tamberri detto “Gimbo”. L’azzurro è nato a Civitanova e detiene il record italiano di salto in alto, con 2,39 metri. Purtroppo a metà luglio, cercando di battere il suo risultato, ha subito una lesione del legamento della caviglia sinistra e per questo ha dovuto rinunciare al suo sogno olimpico. Un altro atleta della nostra provincia è Simone Ruffini, già campione del mondo di nuoto a Kazan. La sua gara nella 10 chilometri di fondo si è conclusa con un sesto posto grazie al tempo 1,53.02. Sempre nel nuoto anche Filippo Magnini, di Pesaro, che però nei 100 metri stile libero ha conquistato solo un 37° posto. Per vedere brillare qualche medaglia bisogna spostarsi leggermente fuori provincia. Più precisamente a Filottrano dove Francesca Pomieri ha ottenuto un argento grazie alla pallanuoto con la squadra nazionale denominata Setterosa.
Sempre nell’anconetano, a Jesi, Elisa di Francisca ha riportato un argento nel fioretto femminile. Jesi è una delle capitali mondiali del fioretto e da decenni la città continua a sfornare incredibili talenti. Un altro argento è arrivato grazie al volley maschile dove Emanuele Birrarelli di Senigallia ha conquistato il secondo posto in una finale che aveva fatto sperare tutta l’Italia in un oro. Con lui però gioiscono altri due talenti della pallavolo che però lavorano fuori dal campo: sono Giampaolo Medei di Treia, vice allenatore della nazionale, e Matteo Carancini di Macerata, scout della squadra azzurra. Ultimo atleta locale è Massimo Fabbrizi di San Benedetto, arrivato sesto nella specialità del tiro a volo.
BREVE STORIA DEI GIOCHI OLIMPICI: I Giochi Olimpici sono una manifestazione sportiva che si svolge ogni 4 anni in un paese differente. La prossima edizione sarà quella di Tokio 2020, in Giappone. Le origini sono da ricercare nell’antica Grecia, culla di tutta la cultura europea, inclusa quella sportiva. Qui, nella città di Olimpia, si incontravano i più grandi atleti. Si fa risalire la prima edizione dei Giochi antichi al 776 a.C. Tutto cominciò con una gara di corsa a cui, via via, si aggiunsero altri sport come pugilato, lotta e pentathlon. Dedicati a Zeus i giochi si svilupparono rapidamente includendo sempre più atleti e discipline tanto che, per tutta la durata dei giochi esisteva la Tregua olimpica, che faceva cessare temporaneamente ogni guerra. Con l’avvento del cristianesimo i giochi furono visti come una manifestazione pagana e l’imperatore Teodosio I, spinto dal vescovo di Milano Ambrogio, li vietò nel 393 d.C. dopo più di mille anni di storia.
Fu il barone francese Pierre de Coubertin a farli rinascere. Dopo la guerra franco prussiana, persa dai francesi, il barone cercò di capire i motivi della disfatta. Pensò che l’esercito del suo paese non aveva ricevuto una preparazione fisica adeguata. Inoltre il suo sogno era che i giovani dei vari paesi si confrontassero sul piano sportivo invece che perdere la vita con le guerre. Così nel 1894 fondò il comitato olimpico e nel 1896 scelse Atene, capitale della Grecia, per la prima edizione delle olimpiadi moderne. Da allora, ad eccezione delle edizioni del 1916, del 1940 e del 1944, che non si sono disputate a causa delle guerre mondiali, ogni 4 anni i giochi tornano a conquistare il mondo. Dal 1992 è stata ripristinata anche la tregua olimpica.
I SIMBOLI OLIMPICI: Lo stemma dei Giochi olimpici sono i cinque anelli, ma cosa rappresentano? I 5 cerchi intrecciati di diversi colori simboleggiano l’unione tra i 5 continenti: blu per l’Europa, nero per l’Africa, rosso per l’America, verde per l’Oceania e giallo per l’Asia (alcune interpretazioni assegnano il verde all’Europa e il blu all’Oceania). Lo sfondo della bandiera è bianco e forse, seguendo la visione di De Coubertin, rappresenta la pace tra i continenti. I giochi hanno anche il motto olimpico: “Citius, altius, fortius” che deriva dal latino. Tradotto significa “Più veloce, più alto, più forte”.
Un altro simbolo famosissimo è quello della fiamma o torcia olimpica, portata dai così detti tedofori (letteralmente colui che porta una teda, cioè una fiaccola). La fiamma viene accesa secondo un rituale antico con la luce del sole ad Olimpia e viene trasportata fino alla città dove saranno ospitati i giochi. Qui viene acceso il braciere olimpico che arderà per tutta la durata della manifestazione. Il fuoco secondo molte culture ha origine divina e per questo consegna a tutti i Giochi olimpici un’atmosfera di sacralità.
LO SPIRITO OLIMPICO: E’ una filosofia di vita che combina le qualità del corpo, dello spirito e della mente. Promuove il valore educativo dello sport e della competizione, basato sull’impegno, sul rispetto dell’avversario e sull’onestà. L’educazione è l’aspetto più importante dei Giochi e la vittoria è solo uno dei risultati possibili. Quello che conta veramente è promuovere la pace tramite l’educazione dei giovani allo sport senza discriminazioni di alcun genere. Solidarietà, amicizia e fair play sono le guide che dovrebbero essere sempre ben salde nella mente di ogni atleta. Tutti gli sport hanno uguale dignità e una delle cose più belle delle olimpiadi è che riescono ad avvicinarci anche a discipline a cui normalmente non ci interessiamo.
Ricorda niente è facile e ogni atleta ha alle spalle allenamenti durissimi che ogni giorno gli permettono di migliorarsi e di raggiungere i primi posti al mondo. Per questo una delle più grandi vergogne di cui uno sportivo può macchiarsi è quella di usare sostanze per migliorare le proprie prestazioni. Il doping è quanto di più lontano dallo spirito olimpico perchè rappresenta una scorciatoia al duro lavoro, oltre che un veleno per l’organismo. Lo spirito olimpico è evidente in un’altra bellissima manifestazione, quella delle Paralimpidi dove a sfidarsi sono atleti con disabilità fisiche. I loro successi sono la dimostrazione che la determinazione e l’impegno danno sempre buoni frutti e che nulla è impossibile.