domenica, Novembre 17, 2024

“Ho salvato 5 cuccioli di volpe,
ora sono come il Piccolo Principe”

MONTECOSARO - Luca Ravot ha 12 anni e frequenta la 3G della scuola Ungaretti dell'istituto comprensivo Sant'Agostino di Civitanova Alta. In questo breve ma significativo racconto narra del periodo passato in compagnia dei 5 "volpini"

Volpi (2)
Luca Ravot con uno dei cuccioli di volpe

Un incontro inaspettato, che riempie il cuore di gioia, come solo la natura può fare. Per protagonisti Luca, un bambino di 12 anni di Montecosaro attento alle bellezze della vita, e cinque cuccioli di volpe, Camillo, Trillo, Rollo, Priscilla e Lea, rimasti orfani della loro mamma. Giorno dopo giorno Luca si è preso cura dei suoi nuovi amici, sostituendosi alla mamma in attenzioni e amore. Dopo tante difficoltà è riuscito a trovare loro una casa e un luogo dove vivere in libertà. Il ricordo però resterà per sempre nella sua memoria e l’immagine dei giochi che legano un bambino e cinque piccoli animali indifesi è forse il simbolo più forte dell’importanza di tutelare e difendere la natura e ogni forma di vita.

Luca Ravot ha 12 anni, vive a Montecosaro e frequenta la 3G della scuola Ungaretti dell’istituto comprensivo Sant’Agostino di Civitanova Alta. In questo breve ma significativo racconto narra del periodo passato in compagnia dei 5 “volpini”.

Io, Piccolo Principe

Volpi (1)di Luca Ravot

Mi dispiace per tutti coloro che non vanno oltre al sentito dire, per tutti coloro che si sentono grandi con un trofeo di caccia, e per tutti coloro che non sono andati più in là di un uovo e di una gallina. Mi dispiace soprattutto perchè probabilmente non hanno mai letto “Il piccolo principe”, io sì.

La mamma ci aveva scelto, e aveva fatto la tana vicino ad un nostro capanno. Una signora per bene e riservata, lei non disturbava noi e noi non disturbavamo lei, la vicina ideale che tutti vorrebbero. Tutto filava liscio ed io non nascondo che passavo il tempo nei pomeriggi a spiarla da dietro la finestra. Si che aveva un gran daffare, io non sapevo quanti ce ne fossero nella tana, ma per tutto il da fare che aveva la mamma, sicuramente pochi non erano. Ero curioso da morire, ma conosco bene le leggi della natura e le rispetto. Cosi passavo i giorni a pensarle senza avvicinarmi.

Volpi (3) Ma una sera quando incominciava a fare buio e pioveva ho sentito i nostri cani abbaiare e poi dei versi strani. Sono andato fuori e l’ho trovata per terra. Era venuta vicino alla porta, aveva sorpassato il confine, come mai? Mi sono avvicinato, e lei si è accucciata, non scappava. Non capivo. Sono rimasto fermo e lei pure. Ma poi lei si è messa su un fianco e non si è più mossa. Con gli occhi aperti in direzione della tana. Avvelenata probabilmente, da qualche brava persona. E mi aveva chiesto aiuto per il suo bene più prezioso. Sono corso a guardare dentro la mia scatola di pandora: oddio, ne erano cinque, piccoli piccoli ma non mi sembravano belli come la mamma, lei era cosi elegante e raffinata, sempre di rosso vestita, loro invece impacciati e grigi come la notte e come il fango sul quale stavano per affogare, per la grande pioggia.

Volpi (4) Ed è iniziata una storia, anzi la storia più bella che c’è. Tutti i minuti della giornata sono passati la, sono stati solo un aspettare e poi c’erano loro. Quante cose da fare: nutrirli, pulirli ed insegnare a fare la popò e la pipì e poi si ricominciava da capo, e se si lamentava uno, tutti insieme gli facevano coro. Poi è arrivato il nostro “mammo”, il mio gattone rosso che dopo avermi osservato curioso per qualche giorno, ha deciso di darmi una mano, ed ha iniziato a pulirli e coccolarli per farli addormentare la sera e proteggerli di notte. È stato un turbinio di sensazioni, fatte non da parole, ma da sguardi irresistibili da togliere il fiato. La regola è stata quella di non parlare, ma questo non serviva, la regola è stata quella di aspettare, ma questo non era noioso. La regola è stata quella di capire un altro punto di vista, e questo è stato fondamentale. E alla fine della prima settimana ormai era fatta, ero completamente addomesticato. E potevo riconoscere i loro odori in mezzo a mille altri, ed il loro richiamo fra tutti quelli del mondo. E nell’attesa di vederci l’indomani c’era la gioia.

Volpi (1) Ma io ormai mi dovevo prendere cura di loro: l’amore non poteva divenire possesso. Ed è iniziato il percorso per il reinserimento nella natura. È stata la parte più difficile, ed ho sentito dire tante cose che un bambino non vorrebbe neanche immaginare. Sono animali nocivi, abbandonale, dicevano… ma io avevo letto e studiato su internet, e sapevo che dovevano esserci delle associazioni che se ne occupavano, quelle appunto che si occupano di animali selvatici, ma forse avevo letto male o forse la realtà era diversa… No, no, no! Sempre la stessa risposta: tutti ci dicevano che non c’erano i fondi, che c’era la crisi e c’erano i tagli, e le telefonate fatte diventavano sempre più cupe. Abbiamo sentito tutta l’Italia, ma per loro non c’era posto, c’era sempre qualcosa di sbagliato e quelli che avrebbero potute prenderle, non potevano perché eravamo sempre fuori provincia di competenza.

Volpi (5)E poi sono arrivate le minacce: non potete tenerle rischiate la multa! Ma noi siamo stati forti e non ci siamo arresi, siamo arrivati a Roma, al Ministero, abbiamo attraversato tanti politici, tanti intrecci ed alla fine siamo arrivati alla sede centrale dell’Enpa. Abbiamo tirato fuori una voce grossa che non pensavo neanche di avere, per difendere le nostre piccole e solo allora ci hanno sentito. Ci hanno richiamato: non eravamo più fuori provincia, oramai eravamo dentro. E abbiamo portate le nostre piccole in un bellissimo Parco naturale regionale, un paradiso. Quando ci siamo lasciati avevo un po’ gli occhi offuscati, dalla nebbia del mattino forse o dalla rugiada della primavera, perché avevo le guance bagnate, ma ho sentito il loro odore fiero e selvaggio che mi ha dato la forza di sorridere loro per l’ultima volta.

Ora che sono a tutti gli effetti un Piccolo Principe, anche io vorrei cercare qualche altro pianeta per vivere, dove magari non sia così difficile farsi ascoltare, soprattutto quanto a gridare aiuto sono cinque cuccioli, orfani, per colpa dell’uomo. E mi piace pensare che in questa altra storia, io, Camillo, Trillo, Rollo, Priscilla e Lea, restiamo tutti insieme a giocare. Perché così si chiamano le mie cinque splendide volpi.

 

Volpi (2)

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