Trivelle sì o trivelle no? Questo era il quesito che nelle ultime settimane ha ronzato nella testa degli italiani. Da un lato gli ambientalisti, capeggiati dall’associazione “Greenpeace” che aveva proposto il referendum e che sosteneva la posizione del sì. Dall’altro chi invece riteneva importante proseguire sulla strada delle trivellazioni che spingeva per il no (leggi l’articolo). Ma alla fine a vincere è stato il partito degli astenuti, cioè tutti quegli italiani che hanno preferito non votare. Persone che hanno deciso per impedimento o per scelta di non esercitare il proprio diritto di voto. I risultati sono stati i seguenti: il sì ha ottenuto circa l’85% dei voti, mentre il no circa il 14%. Ma allora se il sì ha trionfato così chiaramente perchè tutti dicono che il referendum è stato inutile?
Per capirlo bisogna conoscere il significato di una parola latina che sicuramente avrai ascoltato dalla televisione negli ultimi giorni. Si tratta del “Quorum”. Il quorum (letteralmente significa “dei quali”) indica la percentuale minima di una votazione affinché essa sia valida. Nel caso del referendum il quorum era fissato al 50% più uno. Immaginiamo che in Italia abbiano diritto al voto 1.000 persone (in realtà in Italia hanno dirotto al voto circa 47 milioni di persone). Arrivare al quorum del 50% più uno significa che almeno 501 persone sono andate a votare.
Domenica 17 aprile però la votazione sulle trivelle non ha raggiunto neanche il 32% dei votanti. Quando si verifica questa situazione ci si trova di fronte a un voto “non valido”. Significa in poche parole che agli italiani non interessa l’argomento delle votazioni e quindi accettano il lavoro dei politici. I cittadini non sentono il bisogno di decidere quale direzione prendere.
Considerando che il referendum è costato circa 300 milioni di euro (circa 5 euro per ogni italiano) si tratta letteralmente di soldi buttati. Deluse le persone che sostenevano il sì: la loro idea sulle politiche energetiche non passerà e tutto resterà esattamente come è ora. Felici i sostenitori del no: è come se avessero vinto perché il voto non valido di fatto non farà altro che mantenere le cose come stanno, esattamente quello che desideravano.
Certo per la democrazia non è proprio una bella figura: il referendum infatti è l’unico caso in cui i cittadini vengono chiamati a votare direttamente, sono loro che decidono, non i loro rappresentanti, cioè i politici. Quindi la mancanza del quorum significa anche che c’è stato poco interesse e poco sostegno verso questo strumento democratico. Negli ultimi giorni hanno fatto anche discutere molto le parole del presidente del governo italiano Matteo Renzi che aveva suggerito agli italiani di non votare. La principale carica dello stato che afferma che un referendum è inutile ha suonato nelle orecchie di molti come una maestra che dice alla propria classe: “Mi raccomando: non fate i compiti perché non servono a niente”. Anche se la Costituzione italiana concede il diritto di astenersi bisogna infatti ricordare che è sempre importante andare al voto ed esprimere la propria idea. Altrimenti gli altri decideranno per te. Come affermava Voltaire, un celebre filosofo francese in una frase a lui attribuita: “Non sono d’accordo con le tue idee ma mi batterò fino alla morte perché tu possa esprimerle”. Partecipare all’attività politica del proprio Paese è l’unico modo per cambiare quello che non ci piace.