«La gentilezza è l’arma più forte»

«La gentilezza è l’arma più forte»

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CIVITANOVA – E’ il messaggio di Raffaele Capperi, testimonial della lotta contro il bullismo e il cyberbullismo, che ha incontrato alunni e alunne dell’istituto comprensivo S.Agostino”

 

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In basso a destra Raffaele Capperi

Raffaele Capperi, Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nonché autore del libro edito DeAgostini “Brutto e Cattivo” ha incontrato, lunedì  studenti e studentesse dell’“Istituto Comprensivo S.Agostino” di Civitanova Alta e Montecosaro.

«Tutto nasce da Sara Bettucci, una docente di scuola primaria, quando in un pomeriggio piovoso vede Raffaele Capperi in tv, che fa nascere in lei un sogno: portare in modo concreto la lotta contro il bullismo tra i ragazzi».
Inizia così, con le parole cariche di emozione della referente del progetto Anna Maria Domenella, l’interessantissima e coinvolgente conferenza all’insegna della lotta contro il bullismo e il cyberbullismo.
«La scuola è un luogo dove si incontrano persone per un percorso di crescita e a sostegno di quanto siano importanti i sogni per docenti e ragazzi; abbiamo contattato l’ospite per chiedergli di realizzare quella visione di lotta reale e tangibile»

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Raffaele Capperi ha 28 anni ed è affetto dalla sindrome di Treacher Collins, che causa malformazione al viso, problemi di respirazione e udito. Inizia il suo intervento con le parole che considera il suo motto:
«Siate gentili, i bambini, i ragazzi e a volte anche gli adulti sanno essere cattivi… voi siate gentili. Il consiglio che voglio dare è di parlare e di essere gentili; la gentilezza è l’arma più forte che ci sia. Il mondo è pieno di odio e ha bisogno di questa; le parole combattono molto più della forza fisica».

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Alunni e alunne dei plessi dell’istituto, con attenzione e grande emozione, hanno partecipato all’evento e hanno ascoltato Raffaele, che ha saputo trovare il modo di superare la sua esperienza dolorosa e farsi ascoltare, di scoprire l’amicizia più sincera e profonda, l’amore. La sua storia, che ha fatto il giro del web, è stata ascoltata con estrema attenzione dai ragazzi e dalle ragazze presenti e collegati in streaming che hanno poi interagito con l’ospite con tante domande d’interesse. Raffaele, ospitato anche nel tempo da varie trasmissioni televisive, è riuscito a trasformare il dolore in qualcosa di buono e grandissimo, una rivoluzione di coraggio che lo ha portato a essere il simbolo della lotta contro il bullismo e cyberbullismo.
Come nel suo libro, racconta ai bambini e alle bambine: tutto fuori dalla cerchia di protezione familiare e di amicizia era difficile; per ogni presa in giro o derisione si nascondeva nella musica e nella solitudine e tutto questo lo iniziava a soffocare. «Il bullismo non è solo ridere o far del male fisicamente, anche gli sguardi, i sussurri e le battute possono ferire in modo indelebile” confessa agli occhi dei ragazzi “si inizia a pensare di non essere adatti a questo mondo e ci si chiude sempre di più. Permettete un consiglio che grido a forte voce: Parlate e non abbiate paura; parlare è segno di coraggio e anche se ci vuole una grande forza, poi le cose si risolvono».

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Molta emozione anche dalla dirigente scolastica Roberta Capriotti che ribadisce «La diversità è unicità e lo stupore è l’alba della meraviglia quindi l’accettazione e l’incontro con chi non è identico a noi diventa condivisione e modo per crescere nel mondo»

Moltissime le domande dei ragazzi e delle ragazze eccone alcune.

Come mai hai deciso di raccontare la tua storia? (3C Ricci)
«Tutto è partito da una voce dentro di me che diceva di mettermi in gioco, dovevo raccontare la mia sofferenza e trasformarla in qualcosa di buono. Sfogarsi e far capire che si vale e si può aiutare anche gli altri. Sono partito da un video su un social e in poco tempo tutto è diventato virale».

Perché hai scelto questo titolo per il libro? (4D Mandela)
«Una bambina alla scuola dell’infanzia mi disse che ero brutto e cattivo, da lì nasce tutto, perché da lì è iniziato il mio percorso nel mondo reale».

Ancora oggi delle persone ti giudicano o ti prendono in giro? Se sì, ora, sai reagire?” (4A della Vittoria)
«Davanti non lo fanno più. Dietro è possibile. Però dovete capire che il bullo è un debole, per quello fa il bullo, vuole farsi grande e bello. A volte è proprio la loro fragilità a renderli cattivi, magari hanno sofferenze e incertezze e così si sfogano su chi è indifeso, così è più facile. Un bullo non va da chi è forte dentro».

Per quale motivo i bulli si giustificano sempre dicendo “è solo uno scherzo? (3A Ricci)
«Perché non si rendono conto, non sanno quanto può far male, non vogliono capire che sono loro a essere in torto. Vivono la vita con superficialità e si giustificano con leggerezza senza capire a fondo quali danno creano»

Cosa ti ha spinto a rivivere i momenti più duri per scrivere questo libro? (2G Ungaretti)
«Ho iniziato a scrivere quando eravamo chiusi a casa, parlavo con uno scrittore che mi ha consigliato di mettere sulla carta la mia esperienza perchè sarebbe stata di aiuto a tanti ragazzi. Mentre lo scrivevo ho fatto un pò fatica, a volte riviverli mi ha fatto piangere. Mi ha però fatto capire meglio quanta strada ho fatto da quando soffrivo».

Chi ti ha preso in giro ti ha chiesto scusa? Hai accettato le scuse? (5A Mandela)
“Molti mi hanno chiesto scusa e io ho sempre perdonato tutti. Noi abbiamo però il potere di scegliere con chi condividere la nostra vita quindi con tutti parlo ma non li tengo vicini”

Per te, la debolezza è stata un punto di forza? (1G Ungaretti)
«Si, credo che ognuno di noi ha le proprie fragilità. Non mi vergogno di essere stato debole e proprio questa consapevolezza fa scattare la voglia di reagire e quindi la debolezza è un punto di forza»

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Alla fine dell’incontro un messaggio forte è entrato in ogni aula e nel cuore di ogni ragazzo, grazie alle parole di Raffaele.
«Grazie ai social ho avuto la forza di trasformare la sofferenza in qualcosa di buono e di far sentire finalmente la mia voce per far capire a tutti che al bullismo bisogna dire basta. La vita reale è fuori, non sono i social e i follower a dirti chi sei, né i bulli. Parlate, siate gentili e non perdete mai voi stessi»



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