Iacopo Alpoleio, l’urbisalviense
che inventò il punto esclamativo

Iacopo Alpoleio, l’urbisalviense
che inventò il punto esclamativo

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CHI E’ – Intorno al 1360 nella sua opera “De ratione punctandi”, lo scrittore lo inserisce tra gli otto segni da lui classificati, rivendicandone l’invenzione e chiamandolo “punctus admirativus”. Per questo motivo, oggi Urbisaglia è conosciuta anche come “La città dello stupore”.

alpoleio

Alpoleio nel disegno di Riccardo Animento

di Mirko Silla

Quante volte abbiamo utilizzato il punto esclamativo per esprimere ammirazione, rabbia, sorpresa, e tante altre emozioni? Sicuramente tantissime. Quante volte, invece, scrivendolo, abbiamo pensato a chi l’ha inventato e al fatto che fosse di Urbisaglia? Molte meno, probabilmente nessuna. Grazie alla genialità e all’invenzione di Alpoleio, il borgo marchigiano riconosciuto anche come “città dello stupore”.
Il punto esclamativo, anche detto ammirativo, è stato per parecchio tempo confuso da scrittori del calibro di Alessandro Manzoni con il punto interrogativo, segno da cui si pensa che derivi. Diversi personaggi nel corso della storia hanno cercato di attribuirsi la paternità dell'”exclamativus”, da Coluccio Salutati che lo utilizzò per la prima volta nel 1399, una quarantina di anni dopo rispetto ad Alpoleio, al celebre Francesco Petrarca. Questa confusione si è venuta a creare perché quando lo scrittore marchigiano inventò il punto ammirativo, non gli diede le sembianze con cui lo conosciamo oggi: inizialmente era una barretta inclinata da destra a sinistra con sotto due punti. In realtà era sosia e clone di una nota musicale primitiva, lo scandicus. Alpoleio lo inserì nella sua opera “De ractione punctandi secundum magistrum Iacopum Alpoleium de Urbesalia in forma epistole ad doctorem quemdam salutatum”  tra gli otto segni da lui classificati, rivendicandone l’invenzione e chiamandolo “punctus admirativus”.

Urbisaglia

Urbisaglia, “La città dello stupore”

Fino al 1500, comunque, il punto esclamativo non veniva praticamente utilizzato , fino a quando ci fu in questo periodo un vero e proprio boom con lo scrittore francese Pierre de Ronsard che lo utilizzò addirittura per 87 volte nel suo scritto “La franciade”.
Per quanto riguarda la vita privata di Iacopo Alpoleio, si può dire che non sia stata esattamente un successone, visto che la trascorse vagando per la nostra penisola, principalmente tra Fano, Pesaro e Rimini, alla ricerca di fortune che non trovò mai. Per cercare di sfamarsi o avere un tetto dove dormire, dedicava spesso le sue lodi a Pietro Turchi, suo amico e cancelliere di Carlo Malatesta. Durante la sua gioventù scrisse un gran numero di poemi, poi con l’arrivo della vecchiaia, si accontentò di ricevere un piccolo asilo all’ombra della signoria malatestiana. Nonostante una vita poco fortunata, è comunque giusto riconoscergli il merito di aver inventato il punto esclamativo e “dare ad Alpoleio quel che è di Alpoleio”, riconoscendogli quella fama che purtroppo non ha mai avuto. Sicuramente, per la nostra regione ed in particolare per Urbisaglia, Alpoleio deve essere motivo di grande orgoglio.



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