«Felpa e pantaloni del pigiama,
vado a lezione su Skype
e riscopro il valore dei rapporti umani»

«Felpa e pantaloni del pigiama,
vado a lezione su Skype
e riscopro il valore dei rapporti umani»

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MACERATA – Lucia Giovagnotti, studentessa della classe 3A della scuola secondaria di primo grado “Enrico Fermi”ha voluto raccontare come affronta la didattica a distanza e descrivere la sua giornata tipo

studio-computer

Visto che dobbiamo stare tutti in casa, le scuole si stanno attrezzando al meglio per permettere a studenti e studentesse di andare comunque avanti con i programmi e soprattutto per poter star loro vicini anche a distanza. E allora via libera a computer, videochiamate Skype, Whatsapp, messaggi ed e-mail, attraverso cui i docenti fanno lezione, inviano compiti e consegne e si relazionano con i loro ragazzi e ragazze. E loro come recepiscono tutto questo? Cosa provano? Quali sono i loro pensieri e le loro sensazioni? Lucia Giovagnotti della classe 3A della scuola secondaria di primo grado “Enrico Fermi” di Macerata ha voluto raccontarle, parlando di come affronta la didattica a distanza e descrivendo la sua giornata tipo.  

di Lucia Giovagnotti, classe 3A della scuola secondaria di primo grado “Enrico Fermi” di Macerata

Si dice, almeno le persone più sagge ispirate, lo fanno, che bisogna trarre il meglio e il buono soprattutto dagli eventi più difficili e negativi. Beh, anche il signor Coronavirus, per gli amici Covid 19, lo nasconde. Questa storia dell’insegnamento a distanza o e-learning mi sta coinvolgendo tantissimo. Mi chiamo Lucia Giovagnotti e frequento la classe 3A della scuola secondaria di primo grado “Enrico Fermi” di Macerata. Ma partiamo dalla mia routine quotidiana, la giornata tipo in questo periodo, diciamo “in sospeso” è la seguente:

Mattina, spesso intorno alle 9, mi alzo, molto molto lentamente e mi vesto, o almeno scelgo con cura la felpa che mi accompagnerà in queste ore di lezione, mentre per la parte che riguarda i pantaloni, beh devo stare attenta a non alzarmi in piedi, altrimenti il resto della classe on line scoprirebbe il colore del mio pigiama. E così la mattinata procede tra una spiegazione e l’altra, nelle quali dobbiamo rimanere concentrati al massimo poiché l’unico riferimento che abbiamo è la voce e talvolta l’immagine della nostra insegnante. Finita la prima video lezione del giorno, ho appena il tempo di riordinare le idee, rivedere gli appunti ed assimilarli, che la suoneria di skype ormai diventata la hit musicale di noi studenti a distanza, inizia a suonare e mi avverte dell’imminente inizio di una nuova conversazione scolastica. Cuffiette alle orecchie, penna alla mano, trascrivo su un foglio tutto ciò che penso mi possa tornare utile per lo svolgimento dei compiti. Ah certo, come dimenticarlo, l’unica compagna a cui mi posso avvicinare in questo periodo è Luna, la mia gattina, la vera vincitrice in questo periodo di reclusione forzata e anche quella che, giustamente, si prende più coccole.

Terminata questa sessione mattutina di “studio matto e disperatissimo”, la voce di mia madre mi riporta alla realtà annunciandomi che è ormai giunta l’ora di pranzo. E dopo un bel pasto sostanzioso, mi cimento ancora una volta ai miei doveri, e mi collego in videochiamata con le mie amiche e compagne di classe per fare una buona parte dei compiti assegnati. Un’altra nuova esperienza da ricordare. Comunque, al di là di quando finirà questa emergenza, rimane anche una nuova situazione, inaspettata quanto stimolante, però una cosa è certa, mi rimarrà dentro.Già mi immagino quando riabbraccerò tutti i miei amici e racconteremo di tutto quello che abbiamo passato, riscoprendo così il vero valore del rapporto umano.



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