I doni che contano davvero

I doni che contano davvero

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MONDO – Democrazia, libertà e pace sono i motivi profondi per cui festeggiare. Non è così dappertutto e a Gerusalemme c’è persino un ospedale in cui alcuni genitori non possono assistere i loro bimbi e bimbe malati

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Paola Nicolini

 

 

di Paola Nicolini*

Oggi è una giornata dedicata ai bambini e alle bambine, con la Befana che cala dalle torri, le calze piene di dolciumi appese al caminetto, i giochi fatti al calduccio con le proprie famiglie. Tutte cose molto belle e importanti. Ma proprio oggi voglio raccontarti una storia che possa far riflettere tutti noi su doni molto più importanti di cui non ci accorgiamo.

Come tutte le storie che si rispettino, questa è fatta di problemi, di protagonisti, di qualcuno che i problemi li crea e di qualcuno che i problemi si impegna a risolverli, di una morale che ci aiuta a riflettere e a scegliere bene come vivere.

Allora immagina un posto del mondo, non troppo lontano da qui, dove si dice sia nato proprio quel Gesù di cui oggi ricordiamo la visita dei re Magi, venuti da lontano con i loro regali per poterlo onorare. In una importante città di quella Terra, che proprio perché vi è nato Gesù è stata definita Santa, esiste un ospedale in cui sono curati bambini e bambine con gravissimi problemi di salute. Pensa che questi bambini e bambine vengono da poco lontano, ma che a causa di un conflitto che si protrae da oltre 70 anni nella loro terra, non possono muoversi liberamente all’interno del loro paese.

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Un bambino arriva da solo in ospedale

Succede che questi bambini e bambine siano malati, ma che alle loro mamme e ai loro papà non sia permesso di stare con loro, quando sono ricoverati, perché sono persone sotto ai 45 anni e per questo sono considerati pericolosi per la sicurezza nazionale. Pensa tu, solo per questo motivo a tutti e a tutte è impedito di stare con i propri bimbi ricoverati! Così questi bambini e queste bambine devono affrontare pesanti trattamenti per provare a guarire dalle malattie che li affliggono, ma devono farlo per lo più da soli. Talvolta una nonna o uno zio possono stare accanto a loro, se hanno più di 45 anni, ma tu sai bene che non è la stessa cosa, soprattutto quando si sta male.

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Nella foto il direttore dell’ospedale, la coordinatrice del reparto di ematologia pediatrica, il medico italiano e Flavio Lotti che ha organizzato il viaggio come Presidente della Tavola nazionale per la pace

Ma come ti ho anticipato, anche in questa storia che ho sentito raccontare in un ospedale di Gerusalemme solo qualche giorno fa, ci sono gli eroi buoni che sono lì per dare sollievo e prodigarsi per alleviare la sofferenza, aggravata dalla solitudine. Sono il direttore dell’ospedale che conosce bambini e bambine a uno a uno, sono la coordinatrice del reparto di ematologia pediatrica che organizza giochi e attività, sono il medico italiano che offre la sua esperienza e le sue competenze, sono i volontari dai nasi rossi che procurano sorrisi, sono giovani da tutto il mondo che spendono un po’ del loro tempo in questo ospedale per donare ore di gioco e di divertimento.

Come avrai capito, questa è una storia vera, che ho voluto condividere proprio oggi perché bisogna sapere che questi giorni per noi di festa, non sono una festa per tutti.
Noi possiamo festeggiare perché nel nostro paese, durante lo scorso secolo, qualcuno ha lottato per garantirci la democrazia, cioè la forma di governo in cui il potere risiede nel popolo che può votare i propri rappresentanti e che garantisce a ogni cittadino e cittadina la piena libertà e uguaglianza.

3-300x225Noi possiamo festeggiare perché nel nostro paese c’è la libertà tutelata dalla nostra Costituzione: innanzitutto la libertà personale, che può essere ristretta solo in caso di violazioni stabilite tramite i processi di Legge, come può essere il ritiro della patente se si sono causati gravi incidenti; la libertà di professare qualsiasi religione; la libertà di esprimere le proprie idee e le proprie opinioni; la libertà di difendere i propri diritti attraverso le organizzazioni sindacali; la libertà di aggregarsi in forme associative; la libertà di aderire a diverse organizzazioni e partiti politici. Noi possiamo festeggiare perché nel nostro paese dalla fine della seconda guerra mondiale non abbiamo più avuto guerre, vivendo un tempo di pace che permette di andare a scuola, di abitare le nostre case, di circolare in tutte le direzioni del mondo, di avere cure assicurate e di offrire a tutti, ma soprattutto ai bambini e alle bambine, un’educazione e la possibilità di vivere vicino alle proprie famiglie.
In un giorno come questo, forse dovremmo pensare soprattutto a questi che abbiamo trovato come doni, e per questo motivo dovremmo essere grati ai nostri concittadini e concittadine che hanno speso la loro vita per garantirceli: democrazia, libertà e pace sono i pilastri su cui riflettere ogni giorno e per i quali tutti non dovremmo finire mai di impegnarci.

*Università di Macerata

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