lunedì, Ottobre 14, 2024

La classe adotta la piccola Hanifa
e le invia un regalo di Natale
nella baraccopoli in Uganda

MACERATA - Lo consegnerà Samuele Rizzo, program manager dell'organizzazione Avsi, che tornerà nel Paese nei prossimi giorni. Ha incontrato gli studenti e le studentesse del liceo "Galilei" ai quali ha raccontato la condizione di vita nelle periferie di Kampala e un progetto di speranza

 

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Samuele Rizzo con gli studenti del liceo scientifico “G. Galilei”

Studenti e studentesse della 3E del liceo scientifico “Galilei” di Macerata hanno inviato alla piccola Hanifa che hanno adottato lo scorso anno, un regalo di  Natale. La bambina vive nella baraccopoli delle periferie di Kampala, capitale dell’Uganda. Glielo porterà Samuele Rizzo, program manager dell’Avsi che tornerà in Uganda nei prossimi giorni.

L’Avsi è un’organizzazione non governativa che opera in 40 paesi del mondo a sostegno dei più poveri. Nei giorni scorsi,  Rizzo ha incontrato gli studenti e le studentesse delle classi 2E e 3E del liceo scientifico “G. Galilei”, ai quali ha raccontato con immagini e filmati le condizioni della baraccopoli delle periferie di Kampala, capitale dell’Uganda in cui abita anche Hanifa. Qui famiglie numerose, con una media di sei bambini per nucleo, vivono senza elettricità, acqua corrente e servizi igienici, affrontando quotidianamente il rischio di essere maltrattati. In questa situazione di degrado i volontari dell’Avsi hanno costruito una scuola, una cattedrale nel deserto di fango e sporcizia, e l’hanno intitolata a Luigi Giussani; è un luogo dove i bambini, le bambine, le ragazze e i ragazzi si sentono a casa.

kampala-1-300x225Al di là dei volontari dell’Avsi, le vere fautrici del progetto sono 2500 donne della baraccopoli, professione spaccapietre, che lavorando nella cava strenuamente, creando collane artigianali vendute in tutto il mondo e chiedendo l’elemosina sono riuscite a raggiungere l’incredibile cifra di 450mila euro, che ha permesso di costruire la scuola per tutti i bambini e le bambine che vivono lì. Cosa ha dato a queste donne l’energia per compiere un’impresa così eccezionale? Sono donne fuggite dal nord Uganda durante la guerra, hanno subito abusi e atrocità; non avevano più voglia di vivere, né di curarsi, finché l’abbraccio dell’infermiera Rose Businge le ha risvegliate alla vita. Tutto è nato dalle parole dette a una di loro, che si era lasciata andare: «Tu vali di più della tua malattia». Da qui la svolta, e la rinascita ha pian piano contagiato quasi 2500 donne.

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