Ormai da diversi anni l’IIS Filelfo di Tolentino in collaborazione con Compagnia della Rancia e Cronache Maceratesi Junior porta avanti il progetto “Voci dal teatro”, volto alla sensibilizzazione del linguaggio teatrale da un lato e alla valorizzazione delle eccellenze dall’altro. In particolare una redazione scelta, composta da cinque studenti e studentesse del liceo classico e scientifico, partecipa agli spettacoli della stagione del Teatro Vaccaj di Tolentino in posti riservati, e scrive una breve recensione, arricchita spesso da interviste agli attori. Il progetto vede coinvolti Alessia Reggio della 3A Scientifico, Francesca Feliziani e Sofia Lacava della 5A liceo scientifico, Leonardo Cruciani, Eva Diomedi e Francesco Feliziani della 5 A del liceo classico, sotto la guida e la supervisione delle docenti referenti del progetto, Cristina Lembo e Sandra Cola.
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Il teatro Nicola Vaccaj di Tolentino ha accolto nei giorni scorsi le classi del triennio dell’IIS Filelfo proponendo la visione dell’enigmatico e intimo spettacolo della Compagnia della Rancia, nato dall’idea di Saverio Marconi e dalla sua collaborazione con Matteo Volpotti con cui condivide la scena sapientemente diretta da Giacomo Lilliù: “Tra queste pagine: Lear” ha mosso ampie riflessioni e diverse interpretazioni. È una storia di universale follia e umanissima fragilità quella che abbraccia e tiene unite sul palco due realtà molto distanti, due generazioni che non si parlano più e che lottano in maniera impercettibile e incomunicabile per il proprio spazio nel mondo e in scena: l’anziano vi si àncora con resilienza, il giovane lo conquista nell’incertezza, l’uno rimasto incastrato tra le pagine di “re Lear” di Shakespeare viene incoronato e protetto dalla follia, l’altro vive nel tentativo di recuperare l’anima di oggetti abbandonati, di strapparli alla normalità che li ha lasciati marcire, quella “normalità” da cui l’anziano fuggì tempo fa. Entrambi legati dalla perdita e dal dolore, nella follia e nella solitudine si ritrovano e toccano I cuori degli spettatori che hanno letto questo spettacolo multiforme vedendo se stessi in una storia che non vuole imporsi per come è stata concepita ma mira invece ad essere mille storie diverse per mille spettatori diversi.
“Tra queste pagine: Lear” custodisce e rende protagonista la “quinta parete”: entra nella mente dello spettatore con l’obiettivo di disorientare, lasciarlo naufrago di un mare variabile e “universalmente relativo” senza ancorarlo ad una pesante spiegazione prefabbricata che lo trascinerebbe a fondo con sé, suggerendogli di non annegare agitandosi nel cercare un appiglio, un significato, ma insegnandogli a lasciarsi galleggiare e a “sentire” il proprio mare.