di Monia Orazi
«Se si giudica un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi sugli alberi, lui si crederà sempre stupido». Con queste parole l’attore “dislessico felice” Francesco Riva ha aperto ieri sera a San Severino l’incontro organizzato dall’associazione Help sos salute e famiglia, per parlare del suo rapporto con la dislessia, che non gli ha impedito di affermarsi a scuola e come attore. La sua storia è diventata la trama di uno spettacolo e di un libro dal titolo “Il pesce che scese dall’albero, la mia storia di dislessico felice”.
A 25 anni, dopo gli studi all’accademia del Cinema, sta portando in giro per l’Italia il monologo “Dislessia, dove sei Albert?”, dedicato ad uno dei dislessici più noti della storia Albert Einstein. Un piccolo assaggio dello spettacolo è andato in scena ieri sera nell’atrio della scuola media Tacchi Venturi, affollata da un pubblico di genitori, bambine e bambini.
«Della dislessia ho fatto un cavallo di battaglia, sono orgoglioso di essere dislessico, rifarei tutto – ha detto entusiasta Francesco – permette di avere modi diversi di vedere le cose, di pensare, non per questo meno efficaci, di trovare compensazioni geniali. Dipende dal punto di vista con cui guardiamo le cose. Mi auguro che la dislessia diventi “normale”, come la consapevolezza che tutti hanno un modo diverso di imparare le cose, un approccio diverso e questo va rispettato, siamo tutti diversi, sai che noia un mondo di persone tutte uguali. Ognuno ha qualcosa in più da dare». Non sono mancati gli ostacoli nella vita di questo ragazzo, che a scuola aveva difficoltà a leggere, fare di conto, ma con un quoziente di intelligenza superiore alla media, a dimostrazione che la dislessia è una differenza nel modo di apprendere, legata al funzionamento del cervello, e non è certo legata ad un ritardo cognitivo, pregiudizio ancora molto diffuso. A sette anni la diagnosi di dislessia, discalculia, disortografia, dopo l’intuizione di una maestra illuminata Diana. «Ho trovato un modo, anche grazie al fondamentale sostegno della mia famiglia, di superare i muri, che prima che fuori, stanno dentro di noi, sono i limiti che ci poniamo e che ci fanno sentire diversi, la dislessia non è un ostacolo o un motivo di vergogna, ma una spinta in più. Le difficoltà spingono a sviluppare un carattere forte e mettono in luce le capacità. I miei genitori mi hanno dato la possibilità di sbagliare e di correggermi da solo». Fondamentale nel corso degli studi, culminati nel liceo linguistico che una professoressa poco illuminata gli voleva sconsigliare, per Francesco è stato il supporto degli insegnanti, che lo ha aiutato a trovare un metodo per apprendere, fatto in prevalenza di spiegazioni orali e full immersion, aggiunta alla volontà di seguire il suo sogno di fare l’attore. «L’ho parzialmente realizzato, certo ho solo 25 anni ed ho ancora tanto da fare – ha detto il giovane – avere dei sogni è importantissimo, così come far crescere la propria autostima, anche semplicemente dandosi delle gratificazioni dopo gli sforzi compiuti, non immaginavo certo di diventare scrittore, il sogno ha addirittura superato la mia immaginazione».