Lezione speciale per le classi del primo biennio dell’Iis Bramante – Pannaggi di Macerata. L’ispettore capo della polizia postale Raffaele Daniele e l’avvocato Paolo Giustozzi hanno illustrato ai ragazzi “i pericoli della rete”. L’intervento, coordinato dalla prof.ssa Francesca Serafini, referente di istituto delle iniziative di prevenzione e contrasto ad ogni forma di discriminazione e di bullismo, figura introdotta dalla cosiddetta Buona Scuola (legge 71 del 2017), ha offerto ad alunni e docenti utili informazioni anche sul cyberbullismo. In particolare l’ispettore Daniele ha evidenziato che tutta la nostra vita è tracciata dalla rete e la stessa non ammette pentimento: quando inseriamo qualcosa (un video, una foto, un commento) questo resta per sempre. Possiamo eliminarlo dal nostro smartphone, dal nostro computer, ma in rete rimane comunque la traccia, considerando l’eventuale diffusione, nelle more, operata. Ciò consente alla polizia postale di risalire a chi ha commesso il reato e denunciarlo, anche se minorenne, alla procura del tribunale competente. Altro aspetto inquietante è che l’anonimato garantito da certi social network (che in realtà non esiste) invita alla bugia e alla falsità e molti male intenzionati sono abilissimi nel far finta di essere chi non sono.
Il titolo dell’incontro “Dimmi cosa digiti e ti dirò chi sei” è quindi sicuramente provocatorio, non possiamo purtroppo mai sapere chi si nasconde veramente dietro ogni profilo in rete. Fondamentale, in questi casi è il dialogo: i ragazzi che rimanessero vittima di cyberbullismo si devono rivolgere immediatamente ai genitori, che, seppur meno esperti di social dei figli, hanno però alle spalle esperienza, maturità e, soprattutto, l’amore per aiutarli ad uscire da certe situazioni. Il cyberbullismo, insiste l’ispettore capo, fa più male del bullismo per il numero elevato di spettatori che provoca nella vittima un più alto senso di vergogna e perché molti usano la rete per essere protagonisti, alzando il livello della prestazione con il rischio di diventare sempre più cattivi senza vedere la vittima in volto, le sue emozioni, le reazioni – in una parola- la sua sofferenza, cosa che, invece, potrebbe indurre ad attenuare i toni.
L’avvocato Giustozzi, penalista, si è soffermato sul fatto che non esiste il reato di Cyberbullismo vero e proprio ma come vengano, invece, sanzionate diverse condotte incriminatorie tipiche di altri reati ad esso strettamente connesse: l’ammonimento previsto per lo stalking, l’ingiuria, la diffamazione, minaccia, e trattamento illecito di dati personali (art. 167 del codice della privacy) commessi mediante internet da minori ultraquattordicenni nei confronti di altro minorenne. Con la recente riforma Orlando è prevista l’introduzione di una nuova fattispecie di reato: “diffusione di riprese e registrazioni di comunicazione fraudolente”, punita con la reclusione fino a 4 anni. In conclusione, gli studenti sono stati esortati a non sottovalutare mai determinati comportamenti nell’utilizzo dei vari sistemi informatici quotidianamente a loro disposizione e ad usare linguaggi appropriati in modo tale da non integrare (inconsapevolmente o non) condotte incriminatorie perché come noto, “la legge non ammette ignoranza”.