di Sofia Lacava*
Si è tenuto venerdì nell’Auditorium della sede dei licei dell’IIS Francesco Filelfo di Tolentino, l’incontro con Enrico Galiano, che con grande carisma è riuscito a coinvolgere piacevolmente le classi del biennio di tutto l’Istituto.
Affermato scrittore, Galiano porta avanti parallelamente la sua carriera di professore di lettere. Ideatore della serie #cosedaprof che ha spopolato sul web tenta di far riflettere, spesso con il sorriso, su alcune vicende ricorrenti tratte dal mondo della scuola. L’esperienza personale dello scrittore ha costituito il fulcro dell’incontro: Galiano a partire dalle proprie vicende, affrontate con grande autoironia, ha mostrato come determinate situazioni, dall’amore alla scuola, dai sogni all’imbarazzo sono comuni un po’ a tutti gli studenti e alle studentesse adolescenti.
«Quando avevo la vostra età avrei voluto sentirmi dire che non ero “strano”, che era normale che mi piacesse stare da solo o dormire sui tetti. Ero considerato “quello non tanto apposto della compagnia”, forse invece avrei dovuto insistere e continuare ad essere “quello strano”, non cambiare solo per non essere lasciato solo. Avrei voluto sentirmi dire che sbagliavo accontentandomi di essere uguale agli altri, per fare contento qualcuno a cui, se poi ci penso bene, non interessava neanche che io fossi come lui. Chi vi vuole bene, ragazzi, vi vuole per ciò che siete, non perché tentate di essere come tutti»
Nelle parole di Galiano troviamo l’invito rivolto a tutti i ragazzi e le ragazze di accettarsi, di comprendere gli errori e non sentirsi in imbarazzo.
Infatti, prosegue «se sono qui non è “nonostante” ma è “per” i miei errori». Lo scrittore ha rivelato uno “spoiler” che purtroppo sarà comune a moltissimi: prima o poi arriverà qualcuno che stimiamo, a cui vogliamo bene, che sentiamo vicino e ci dirà che il nostro sogno è irrealizzabile, che quel “qualcosa” non è per noi, che faremmo meglio a lasciar perdere, che ci faremo male «e vi tirerà fuori la storia di Icaro, che Icaro muore poiché aveva volato troppo in alto. Ciò che succede in realtà troppo spesso è che la storia ve la raccontano così, a metà, tralasciando l’altra parte del racconto: Icaro prima di “volare alto” vola sul pelo dell’acqua, bassissimo e viene ripreso: “è pericoloso, sali su”. Perché si può morire anche volando troppo basso».
Secondo Galiano, il suo sbaglio più grande da ragazzo è stato quello di “fermarsi al decimo palleggio”: uno dei sogni che aveva era, infatti, quello di diventare calciatore. Nel mettersi alla prova si prefissò l’obiettivo di raggiungere 10 palleggi consecutivi, arrivato al decimo, visto che aveva centrato l’obiettivo, smise di palleggiare, così facendo decise, dunque, di volare basso. Ma si muore anche volando basso, lentamente, passando inosservati, spesso anche con il sorriso.
Del resto «anche volare troppo alto è pericoloso ma la vera morale ce la dice Stanley Kubrick, Icaro muore non a causa dell’altezza che raggiunge, muore perché le ali che aveva costruito non erano solide abbastanza e si sciolsero, volate alla vostra altezza e costruite delle ali che possano sorreggervi al meglio.»
Nel parlare del suo nuovo libro Dormi stanotte sul mio cuore, Galiano rivela che il titolo originario doveva essere Cercavo te nelle stelle, come la celebre poesia di Primo Levi dove l’amore è una luce che guida e porta salvezza. È la storia, tratta da eventi veramente accaduti, di uno studente, fuggito dalla guerra e rifugiato in Italia, della sua difficoltà in un posto estraneo in tutto e per tutto, a partire dalla lingua, e della sua nuova amica che cercherà in tutti i modi di farlo parlare.
Vista l’attenzione che lo scrittore rivolge sempre ai ragazzi non ha potuto fare a meno in un post su Facebook di divulgare con grande sensibilità le condizioni in cui versano attualmente i licei dell’IIS Filelfo.
Un incontro, quindi, versatile e coinvolgente che ha dato grandi insegnamenti ai ragazzi, che ora sanno, grazie alle illuminanti parole del brillante Enrico Galiano, di dover fare sempre quell’undicesimo palleggio, il dodicesimo, il tredicesimo e così via fino a trovare l’altezza giusta a cui volare. Essere “diversi” è “normale”, non credete alle parole di chi vi vuole diverso o non crede nel vostro sogno perché quella di cui si parla, in cui tutti credono di avere voce in capitolo è la vostra vita: afferratela.
Sofia Lacava, studentessa della classe 3 A del liceo scientifico Filelfo di Tolentino