martedì, Dicembre 3, 2024

Il centro storico esiste, la vita va avanti:
a Camerino va in scena
“Paese che resta, accende la festa”

L'OPERA, scritta dall'insegnante Alessia Barboni, per far prendere consapevolezza ai bambini che la parte della città duramente colpita dal sisma c'è ancora e prima o poi tornerà alla luce

 

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I protagonisti e le protagoniste dello spettacolo

Nei giorni scorsi al centro culturale “Benedetto XIII” di Camerino, la scuola primaria “Salvo D’acquisto” ha messo in scena “Paese che resta, accende la festa”, opera scritta e diretta dall’insegnante Alessia Barboni, condivisa dal corpo docente della scuola e dal dirigente, che nell’ambito del progetto “Pronti: si va in scena!” hanno espresso la volontà di mantenere viva nei bambini e nelle bambine e coltivare in loro la consapevolezza che esiste un centro storico della città: «I monumenti della piazza principale della cittadina ducale si animano, non sono mai stati abbandonati, le luci non si sono mai spente da quel fatidico 26 ottobre 2016. La nostra gente è ferita, ma piano piano guarirà, anche se non deve dimenticare, perché in fondo è la forza del passato che fa nascere consapevolezza per affrontare il presente e guardare al futuro».

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LA TRAMA – Nel cuore del centro storico, il tempo si è fermato. L’unico rumore che interrompe il silenzio spettrale delle vie storiche in questi giorni è quello degli operai, intenti nei preparativi per il Natale. Il sindaco vuole addobbare a festa la piazza per ridare vita alla città, alla zona rossa, e invitare anche quelle famiglie che si sono allontanate per il terremoto. Molti sono scettici e senza slancio, non ci credono, c’è una grande stanchezza generale della popolazione. I preparativi continuano, anche se a rilento. Il sindaco dice che coinvolgerà anche i giovani e le scuole, che sono il futuro della città.

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Come per incanto i palazzi del centro si animano e si anima anche la statua del Papa, il Palazzo Ducale, la sede storica dell’università, inagibile, e di fronte il duomo, ricostruito dopo il sisma del 1799, che ora ha finestre e campanili imbragati, sorretti dai tiranti d’acciaio. Dialogano e ricordano antichi splendori e anche antiche dispute. Si sentono abbandonati. Nella zona commerciale, in un ipotetico “Village Center” il cui nome unisce simbolicamente le due zone commerciali della città, tutti sono indaffarati nei preparativi. Sulla scena si alternano alberelli, pacchetti tra le riflessioni dei negozianti, dialoghi tra chi fa acquisti per Natale, commenti dei giovani disillusi che si ritrovano in uno dei pochi punti di aggregazione della città.

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Cambiamento non significa necessariamente perdita e basta, ma nuova consapevolezza per affrontare il futuro. Le abitudini ci portano a rimanere fermi sulle nostre posizioni e quando ci capita qualcosa, pensiamo che sia colpa del destino o di qualcun altro. Non pensiamo che il destino lo costruiamo noi, giorno per giorno, e che qualsiasi cosa accada, abbiamo la forza e la libertà di poter cambiare il nostro modo di vedere le cose e di agire pur rimanendo consapevoli delle nostre radici.

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Dato che il centro storico non è abitato, di notte fervono le prove. Bacco e gli angioletti portano i musicisti al cospetto del Palazzo Ducale, del Papa e del duomo. Sono i cantanti, compositori e musicisti che hanno fatto la storia della musica e che presentano un brano natalizio. Nella zona commerciale si sente la musica proveniente da piazza Cavour, che crea un bel sottofondo. Arrivano i bambini della scuola con il dirigente scolastico, il professor Maurizio Cavallaro, e cantano una canzone di Natale. Un black out rischia di rovinare tutta la festa.
Ad un tratto qualcuno entra allarmato e grida che d’improvviso il centro storico è diventato buio, non c’è più luce e l’illuminazione, che non è venuta mai a mancare sin dalla prima scossa di terremoto, non c’è più. I cittadini si attivano per riportare la luce anche al centro storico e così, con torce, cellulari e luminarie delle vetrine si incamminano verso la piazza.

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«Un po’ di luce al centro storico, un po’ di luce ai nuovi punti di aggregazione. La vita va avanti, adattiamoci e rimbocchiamoci le mani, ma manteniamo accesa la luce del centro storico, che è come la spia luminosa di un tv-color in stand-by e prima o poi tornerà a rivivere la quotidianità. Il risultato di cui andiamo fieri, è il frutto di un lavoro di una squadra formata da dirigente, insegnanti, alunni, educatori e collaboratori, che hanno creduto nel progetto impiegando energie e risorse. Un’idea nata in piena estate, pensando alla necessità di mantenere vivo nei bambini il ricordo e la consapevolezza che esiste un centro storico della città».

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