di Monia Orazi
Tutti pazzi per il pezzetto di Luna, 120 grammi di roccia, in mostra al museo delle scienze dell’Università di Camerino, fino a domani 4 aprile. Nel pomeriggio un incontro con Luigi Pizzimenti, direttore dell’osservatorio astronomico di Tradate, del museo Volandia, ha svelato i misteri della roccia lunare, concessa in prestito dal “Lunar Sample Laboratory Facility” dove la Nasa (ente spaziale americano) conserva i frammenti di Luna, raccolti dalle missioni degli astronauti Apollo. La piccola pietra extraterrestre, che in questo periodo gira l’Italia per far conoscere a tante persone i segreti della Luna, è molto speciale. Fa parte della roccia denominata “70215”, un basalto a grana fine piritica, cioè una pietra durissima che ha al suo interno ossido di ferro, tra le più grandi ritrovate sulla Luna, a circa sessanta metri dal modulo lunare, la piccola navicella con gli astronauti, atterrata sul satellite della Terra, per esplorarne l’altra faccia.
La grande roccia è stata raccolta sulla Luna nel dicembre del 1972, dall’ultima missione lunare Apollo 17. Il frammento di roccia lunare ha 3 miliardi e 700 milioni di anni, a trovarlo è stato Harrison Schmitt, l’unico geologo a raccogliere con le sue mani pietra extraterrestre. Al suo interno si trova il minerale ilmenite, formato da ferro, titanio ed ossigeno, di colore nero, a forma di lunghi cristalli quadrati. La roccia è stata trovata adagiata sulla superficie lunare e presenta dei piccoli microcrateri su tutte le sue superfici, la prova che è caduta a grande velocità sulla Luna, in una delle zone dette “mari” dove però non si trova l’acqua, ma vastissime distese di rocce basaltiche. Una parte della pietra è stata usata per importanti esperimenti scientifici, un’altra parte è stata presa per mostrarla al pubblico, il restante è conservato per eventuali esperimenti futuri. Oggi è difficile che qualcuno torni sulla Luna a prendere altre rocce, dunque il valore della pietra in esposizione a Camerino è incalcolabile.